Un altro padre che uccide. Il profondo choc a Samarate, tra la gente incredula

Due vite spezzate, un ragazzo in fin di vita. Dopo Morazzone e Mesenzana il Varesotto ripiomba nell’incubo

Carabinieri all'esterno della villetta di Samarate dove si è consumata la strage familiare

Carabinieri all'esterno della villetta di Samarate dove si è consumata la strage familiare

Samarate (Varese) - Ancora una tragedia familiare nel Varesotto. Dopo Morazzone, dove Davide Paitoni il primo gennaio di quest’anno ha ucciso il figlio Daniele di 7 anni e Mesenzana dove il 24 marzo Andrea Rossin si è tolto la vita dopo aver spezzato per sempre quella dei due figli, Alessio, 7 anni e Giada, 13 anni, ieri l’orrore si è ripetuto, di nuovo in famiglia, a Samarate. Alessandro Maja, 57 anni, noto architetto con studio ai Navigli a Milano, ha ucciso la moglie Stefania Pivetta, 56 anni e la figlia, Giulia, 16 anni, studentessa liceale, ha ferito gravemente il figlio Nicolò, 23 anni, poi ha tentato di uccidersi. Maja abitava dal 1999 in via Torino,zona residenziale della cittadina, un susseguirsi di villette, incorniciate da siepi e giardini ben curati. In una di queste abitazioni, al civico 32, nella notte si è consumata la tragedia. Una famiglia tranquilla, benestante, che non aveva problemi, all’apparenza.

Nessuno tra i vicini di casa aveva mai sentito litigi, "una bella famiglia" ripetevano ieri mattina, increduli e sgomenti, un quadro apparentemente perfetto mentre invece qualcosa stava incrinando quell’equilibrio: sembra che la coppia fosse in crisi e che Stefania si fosse rivolta ad un legale intenzionata a chiedere la separazione. Sul posto, appena avvisato dai carabinieri, è arrivato il sindaco Enrico Puricelli, " sono sconvolto, un risveglio tremendo – dice – non avevamo nei nostri uffici segnalazioni che fosse una famiglia con problemi. A sconvolgere è proprio il fatto della tragedia improvvisa, in una situazione di normalità". La cittadina è sotto shock, chi abita nella zona parla di una famiglia riservata e quindi non particolarmente coinvolta nelle iniziative della comunità. In via Torino arriva Paola, è titolare di una merceria.

"Stefania era una mia cliente – racconta - la conoscevo da anni, una signora gentile, serena, sempre". Il ricordo va all’ultima volta che è entrata nel negozio, "pochi giorni prima di Pasqua – continua la commerciante – ha fatto alcuni acquisti, era contenta, "finalmente liberi" mi ha detto, riferendosi al fatto che ora ci si poteva muovere, finita l’emergenza sanitaria, sembra che avesse in programma un viaggio per Pasqua".

Invece con la famiglia è rimasta a casa poiché in quei giorni sono risultati tutti positivi al Covid. Piange a dirotto una cugina di Stefania, ha lasciato il negozio dove lavora a Samarate appena raggiunta dalla notizia,le vanno incontro e l’abbracciano il sindaco Puricelli e l’assessore ai Servizi sociali Nicoletta Alampi, un abbraccio straziante, cercando di confortarla. Anche per lei una tragedia inaspettata, non vuole parlare, il dolore è grande, risale in macchina, si allontana, in lacrime.