Ruby ter, Marysthell Polanco: "Nè soldi nè case: voglio patteggiare e pulirmi"

Giallo della morte di Imane Fadil: chiesto un altro mese di proroga per completare l'autopsia

Marysthell Polanco

Marysthell Polanco

Milano, 2 maggio 2019 - "Non voglio soldi, non voglio case. Voglio patteggiare e pulirmi". Così Marysthell Polanco, una delle ospiti delle serate del "bunga bunga" di Arcore e ora imputata a Milano nel processo Ruby- ter, nel 2014 manifestava al suo avvocato dell'epoca la propria intenzione di rivelare tutti i retroscena delle serate di Villa San Martino per risolvere i suoi guai giudiziari attraverso il patteggiamento della pena. Il file audio, registrato dalla stessa ex modella domincana durante il colloquio con il suo legale di allora, fa parte degli atti di indagine che il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio hanno chiesto di acquisire nel processo a carico di Silvio Berlusconi e di altre 28 persone che, secondo l'accusa, sarebbero state corrotte con 10 milioni di euro dall'ex premier per testimoniare il falso nei due processi ( Ruby e ruby bis) sul sex-gate di Villa San Martino. L'audio, infatti, fa parte dei file estrapolati dal cellulare dell'ex modella, sequestrato nel corso della rogatoria disposta dalla Procura in Svizzera, dove Marysthell vive dopo essersi sposata.

Sempre nel 2015 Marysthell scrisse una lettera al procuratore aggiunto Ilda Boccassini, chiedendo di essere sentita. Fu convocata in Procura ma non si presentò perché nel frattempo era rimasta incinta. "Marystell - ha spiegato l'attuale difensore dell'ex modella, l'avvocato Paolo Cassamagnaghi - ha sempre manifestato la sua volontà di parlare con i pm. Ultimamente ha rilasciato alcune interviste, ma non dirà nulla se non in Tribunale". Nessun dietrofront, dunque: "Marystell è assolutamente coerente. Mantiene la stessa posizione dal 2014". Intanto, dopo che il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio hanno depositato sei faldoni di documenti e prove, i giudici della settima sezione penale del Tribunale di Milano hanno deciso di far slittare il processo all'1 luglio.  

IL GIALLO DI IMANE FADIL - Hanno chiesto un altro mese di tempo per completare l'autopsia di Imane Fadil, i cinque periti incaricati dalla Procura di Milano di chiarire le cause della morte della modella 34enne di origine tunisina, deceduta in circostanze misteriose lo scorso 1 marzo dopo aver testimoniato ai processi del Rubygate. Gli esperti, guidati da Cristina Cattaneo, a capo del dipartimento di Medicina Legale di Milano, hanno chiesto tempo fino al 22 giugno per eseguire una serie di accertamenti particolarmente complessi sul corpo della ragazza. Al termine delle operazioni, dovranno stilare la relazione finale, che verrà depositata in Procura. Tra i punti che gli esperti dovranno chiarire, ci sono anche le circostanze nelle quali la ragazza, che nel sangue aveva concentrazioni di metalli superiori alla media, è entrata in contatto con queste sostanze.