Rsa e visite dei parenti. Le Regioni: servirà il Green Pass

Il viceministro della Salute Sileri. "Il 94% degli ospiti ha ricevuto la prima dose di vaccino e l'80% la seconda, non vedo rischi". Sollecito per maggio

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Una speranza più che concreta per i parenti degli anziani ospiti nelle Rsa, da troppo tempo lontani dai loro cari. Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, è favorevole alla riapertura delle Rsa ai parenti degli anziani. “Questo è un mio cruccio” dice. “Oggi nelle Rsa il 94,4% degli ospiti ha ricevuto la prima dose di vaccino e l`80% ha la seconda dose, compreso il personale. Non vedo rischi allo stato attuale. Con ingressi contingentati, una lista a rotazione e tamponi all`ingresso, non vedo perché non dovrebbero riaprire le visite ai parenti. Ho sollecitato più volte e l`ho detto anche a Rezza”.

La conferma arriva da Andrea Costa, sottosegretario alla Salute: “Stiamo lavorando a un emendamento che verrà inserito nel decreto Aperture che consentirà il ritorno delle visite dei parenti ai propri cari. L’emendamento farà chiarezza, stabilirà le regole. Darà una risposta chiara, univoca. Creerà condizioni identiche, omogenee, uniformi per tutto il territorio nazionale. Da troppo tempo i nostri anziani, i nostri cari vivono soli in queste strutture”. Quando? “Io credo che il mese di maggio sia decisivo. Perché il decreto verrà convertito nelle prossime settimane. Siamo prossimi a dare questa risposta. E’ una esigenza a cui la politica deve dare risposta. C’e’ un aspetto morale, un aspetto sociale, un aspetto legato agli affetti, alle emozioni. I nostri anziani hanno bisogno di vedere i propri cari e viceversa”. 

Le linee guida delle Regioni

In campo su questo tema ci sono anche le Regioni. Nelle linee guida proposte al Governo, in merito alle visite agli anziani nelle Rsa si prevede "l'ingresso solo a visitatori o familiari in possesso di Certificazione Verde Covid-19". In alternativa, dice ancora il documento messo a punto dai presidenti, per consentire le visite "può essere validamente utilizzata l'attestazione di una delle condizioni necessarie per il rilascio delle stesse purché non scadute". Ossia vaccinazione avvenuta, guarigione dalla malattia o tampone negativo nelle 48 ore precedenti. 

Ma il green pass non basterà. Si prevede che la struttura garantisca una programmazione degli accessi dei familiari lungo l'arco della giornata, con non più di due visitatori per ospite per visita e per una durata definita. Per evitare assembramenti di persone deve essere assicurato il mantenimento di almeno un metro di separazione tra visitatori (estendibile fino a due metri in base allo scenario epidemiologico di rischio), ad eccezione dei componenti dello stesso nucleo familiare o conviventi o per le persone che in base alle disposizioni vigenti non siano soggette al distanziamento interpersonale. I visitatori saranno in ogni caso sottoposti al protocollo di sorveglianza già in uso presso la struttura. Rimane obbligatorio l'uso dei dispositivi di protezione individuale. Infine viene sconsigliato, a quanto si apprende, l'accesso di minori per i quali non sia possibile garantire il rispetto delle misure di prevenzione. 

I vaccini

Secondo Sileri è possibile che sarà necessario vaccinarsi una volta l’anno, come nel caso di virus influenzali: ‘’Andrebbe fatto il richiamo una volta l’anno - afferma - non solo l’anno prossimo. Se arrivasse una variante che li elude, dovremmo poi modificare i vaccini che abbiamo, ma immagino che arriverà presto un vaccino che copra tutte le varianti significative esistenti’’. Poi Sileri è tornato sulla festa dell’Inter in piazza Duomo. "Fa male vedere piazza Duomo con 30 mila tifosi urlanti, in festa, molti senza mascherina. Quelle persone hanno dimostrato di non avere un briciolo di buon senso. Vuol dire che si sottovaluta ancora troppo il rischio. Se c’erano positivi, è sicuramente avvenuto qualche contagio. Quanti, potremo dirlo solo tra due settimane". "Sappiamo - osserva inoltre Sileri - che l’incidenza in Lombardia è di circa 14 casi ogni 10 mila abitanti. Se in piazza Duomo c’erano 30 mila persone, allora 45 di loro avrebbero dovuto essere positive. Quante ne abbiano infettate, a loro volta, difficile dirlo", sottolinea che "in piazza non c’erano solo milanesi", quindi il pericolo è di "possibili ripercussioni sulla Lombardia, non solo su Milano".