Rivanazzano, missile sequestrato "traccia" un traffico d'armi: si parte dal Qatar

Varese, ai domiciliari il proprietario dell’arsenale. Che però si difende: "Sono solo uno studioso"

Il missile sequestrato è stato fabbricato in Francia nel 1980

Il missile sequestrato è stato fabbricato in Francia nel 1980

Milano, 24 agosto 2019 - Ai magistrati ha detto di essere un oplologo, un semplice studioso delle armi che nascondeva un arsenale «solo per collezione e per motivi di studio». Ma per gli inquirenti Fabio Del Bergiolo, 60enne di Gallarate arrestato nell’ambito dell’inchiesta della Digos di Torino che ha portato alla scoperta del missile Matra aria-aria in un capannone a Rivanazzano Terme, nei pressi dell’aeroporto di Voghera, potrebbe essere un grossista di armi sul mercato nero, coinvolto in un traffico internazionale ramificato anche in zone di guerra. Avrebbe fornito elementi sui quali sono in corso accertamenti e ha ottenuto gli arresti domiciliari. Chiarendo di non aver acquistato lui le armi, ma che gli sarebbero state fornite senza il pagamento di denaro.

«Sono consapevole di aver commesso un reato – ha spiegato –, ma non volevo venderle. Sono un collezionista, non un trafficante». In casa aveva una foto di Mussolini, ma ha negato legami con gruppi di estrema destra. Anche sul missile fabbricato in Francia nel 1980, inizialmente in dotazione alle forze armate del Qatar, poi tornato in Europa e introdotto illecitamente in Italia, Del Bergiolo ha fornito le sue spiegazioni. Avrebbe riferito di essere stato chiamato da un suo amico di vecchia data, lo svizzero Emanuele Monti, anche lui ai domiciliari, per una sorta di perizia sul razzo, quando era già stato portato nell’hangar, destinato alla vendita: «Il missile non era di mia proprietà».

E su Monti la Procura di Torino ha avviato una rogatoria in Svizzera per indagare sul suo conto, ricostruendo contatti e flussi di denaro, in un’inchiesta destinata ad allargarsi. Intanto il difensore di Del Bergiolo, l’avvocato Fausto Moscatelli, ha chiesto al gip di Busto Arsizio una perizia con la formula dell’incidente probatorio sulle armi trovate nella casa a Gallarate dove l’ex funzionario delle dogane di Malpensa viveva con la madre 88enne (ha ottenuto l’ok a uscire dai domiciliari per accompagnare l’anziana a fare la spesa): «Vogliamo certificare la natura delle armi e capire se abbiano mai sparato». Resta, però, escluso il missile che ha “tradito” i presunti trafficanti. L’inchiesta, infatti, era partita da accertamenti su cinque fra piemontesi e valdostani che avevano combattuto nel Donbass a fianco del Battaglione Azov, formazione dell’Ucraina in lotta contro le milizie filorusse. Uno dei cinque fu contattato da un sedicente «esperto d’armi» che gli chiedeva se fosse interessato a comperare un razzo. Era il Matra nell’hangar.