Sanità, le linee guida della riforma regionale in Lombardia: ecco cosa cambia e come

Si modificano le sigle e si spostano le funzioni. Il nodo è quello dell’ultimo miglio. La grande sfida ora è sul territorio

Letizia Moratti vicepresidente della Regione e assessore al Welfare

Letizia Moratti vicepresidente della Regione e assessore al Welfare

Milano, 3 giugno - Molti dei cambiamenti previsti e disegnati dalle linee guida della Regione sono anche il frutto delle scelte fatte a livello centrale, attraverso il cosiddetto Recovery plan, in cui si chiede di tornare a favorire una sanità di territorio e non solo di ospedali. A parte questo, però, a cinque anni dalla riforma di Roberto Maroni la Lombardia prova a rivedere, non senza polemiche, il suo sistema sanitario. Senza grandi stravolgimenti, a partire dalla decisione di riequilibrare ma non stravolgere il rapporto con le strutture private. «Resta il principio della libertà di scelta», ha spiegato l’assessore al Welfare e vicepresidente Letizia Moratti. Sarà però ritoccata la spesa. Le Ats, le ex Asl, perdono via via funzioni di erogazione di servizi ai cittadini, che passano alle rinnovate aziende ospedaliere. Nasce poi una serie di servizi locali e territoriali, tutta da scoprire e riempire di contenuti operativi.

Il privato - Resta il modello della libertà di scelta, maggiore controllo sulla spesa

Non cambia la cosiddetta «libertà di scelta, anche con riferimento ai percorsi di cura delle patologie croniche», e il sistema pubblico-privato architrave del “modello lombardo”; però con una «revisione dei fabbisogni», e di conseguenza dei budget, la «programmazione» delle prestazioni da acquistare «su base pluriennale», l’introduzione di «contratti unici regionali per gruppi» e di «un sistema d’informazione trasparente sulle performance». L’idea diventa quindi quella di una limitazione della spesa concentrandosi sulle prestazioni essenziali che il privato può fornire.

Il pubblico - Asst addio, in due anni tornano le aziende ospedaliere

Quelle che oggi si chiamano Asst, aziende socio sanitarie territoriali, introdotte dalla riforma di Roberto Maroni entrata in vigore cinque anni fa, cambieranno ancora nome. I capisaldi del settore sanitario pubblico diventeranno ancora una volta aziende ospedaliere. Secondo la Giunta saranno destinate alle «prestazioni sanitarie di elevata complessità» e saranno reintrodotte previa analisi dell’assessorato al Welfare entro due anni dall’approvazione della nuova riforma, «con gradualità» e partendo da Milano.

Le agenzie di controllo - Alle Ats solo contratti e controlli 

Non vanno tuttavia in pensione le Ats, Agenzie di tutela della salute create anche queste nel 2015, dalla riforma firmata dall’allora governatore Maroni. Le ex Asl dovrebbero ancor più separarsi dalle funzioni operative e occuparsi in particolare di programmazione, sottoscrizione dei contratti e controlli, mentre l’erogazione effettiva dei servizi ai cittadini dovrebbe integralmente passare sotto la tutela delle attuali Asst, destinate come detto a tornare aziende ospedaliere. Secondo la Giunta, le ex Asl si libereranno di «alcune funzioni erogative connesse con l’assistenza primaria».

Vicino a casa - I presidi da trasformare e le Case di comunità prima linea dei servizi

Anche il Recovery plan nazionale, attraverso le sue linee guida, impone alle Regioni di rivedere i propri modelli. Fra le realtà introdotte, quella delle cosiddette Case di comunità, che saranno un’evoluzione degli attuali Presst, i presidi sociosanitari territoriali, un tempo chiamati distretti. Ce ne sarà una ogni 50mila abitanti e dovrebbero assolvere alle necessità di prima linea, insieme ai medici di base. Poco sopra, gli Ospedali di comunità, i piccoli ospedali di provincia, finora Pot, presidi ospedalieri territoriali, da realizzare ristrutturando ambulatori o reparti, senza «riconversione» totale.

Dai reparti al proprio letto - Arrivano le centrali operative

Le Centrali operative territoriali (Cot) saranno strumento che faciliterà l’accesso del cittadino al Sistema delle cure territoriali. Dovranno orientare e accompagnare il cittadino evitando i vuoti assistenziali. Coordineranno i servizi domiciliari con gli altri servizi, interfacciandosi con ospedali e rete di emergenza, prenderanno in carico i pazienti fragili rilevando le loro necessità di cura e garantendo la continuità fra i servizi dell’ospedale e quelli territoriali degli enti locali. Dovranno usare anche sistemi di intelligenza artificiale a supporto della gestione clinica dei pazienti.

Il fronte famiglia - Integrazione fra assessorati diversi 

Sul versante dell’integrazione tra l’Area socio-sanitaria e sociale, verrà quindi assicurato il raccordo con l’Assessorato e la Direzione generale Famiglia per garantire la continuità, l’unitarietà degli interventi di presa in carico delle famiglie e dei suoi componenti fragili, con particolare attenzione alle persone con disabilità, definire indirizzi in materia di vigilanza e controllo sulle Unità di offerta operanti in ambito sociale, promuovere strumenti di monitoraggio che riguardano gli interventi e la spesa sociale e sanitaria (come ad esempio la cartella sociale).

Le farmacie - Medicine “speciali“ direttamente a domicilio 

Per quanto concerne la Farmacia dei servizi è prevista l’attivazione della consegna a domicilio dei farmaci ‘File F’ ovvero la loro somministrazione diretta a pazienti non ricoverati. Sulla Telemedicina, le attività di tele-monitoraggio domiciliare e teleconsulto dovranno essere estese con una prospettiva più ampia rispetto al 2020. L’obiettivo sarà il coordinamento tra le piattaforme. Saranno coinvolte sia le cooperative dei medici di medicina generale, sia le strutture ospedaliere e poliambulatoriali per l’avvio di progetti pilota. Rilancio del Fascicolo sanitario elettronico.

La ricerca - Accordi per il welfare aziendale e con il mondo universitario

Spazio anche ai rapporti del Sistema sanitario con le attività produttive: una relazione che dovrà essere incentrata sulla definizione di politiche all’interno degli accordi di welfare aziendale. Patti specifici potranno essere sottoscritti per la ricerca biomedica e i trasferimenti tecnologici. Un capitolo specifico riguarderà la definizione dei rapporti con il sistema di istruzione e delle Università con il potenziamento della rete di relazione con il mondo universitario partendo dalla rete Irccs, gli istituti sanitari che uniscono la cura dei pazienti alla ricerca scientifica.