La dura vita dei rider, scioperano e rischiano il posto. Just Eat: non hanno avvisato

Milano, una ventina di provvedimenti disciplinari per "assenteismo" ai fattorini. Non avevano lavorato a Capodanno. I sindacati: vogliono tornare indietro di un secolo

Just Eat

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Milano, 22 gennaio 2023 -  "In data 1/1/2023 lei non si è presentato al lavoro nel turno assegnatole. Tale comportamento costituisce violazione dei generali obblighi di diligenza e lealtà oltre a ledere l’immagine della società". La contestazione disciplinare per assenza ingiustificata, ricevuta da alcuni dei rider di Just Eat che lo scorso primo gennaio hanno aderito allo sciopero di Capodanno in Lombardia, apre un nuovo scontro fra i sindacati e la multinazionale del delivery e una possibile battaglia legale con al centro il diritto di sciopero. I provvedimenti, finora una ventina, potrebbero sfociare infatti in licenziamenti, visto che diversi fattorini in bicicletta hanno già sulle spalle altre contestazioni emesse, secondo la Cgil, anche nei confronti di chi si ferma per il maltempo o per un guasto alla bicicletta. "Just Eat ha deciso di non riconoscere più il diritto allo sciopero – spiega Davide Contu, rider milanese e rappresentante sindacale della Filt-Cgil – adottando un’intollerabile condotta ritorsiva e intimidatoria contro chi, legittimamente, vuole far valere i propri diritti. Ciò avviene in spregio all’articolo 40 della Costituzione e ci riporta indietro di un secolo". Lo scenario denunciato dal sindacato è quello di una "organizzazione del lavoro caratterizzata da un mobbing strutturale che ha provocato l’abbandono-licenziamento di oltre il 50% dei rider finora assunti a tempo indeterminato".

Just Eat, rispetto alle altre piattaforme del delivery che inquadrano i rider come lavoratori autonomi, ha scelto la strada della subordinazione, optando per un contratto da lavoratori dipendenti attraverso un accordo con Cgil, Cisl e Uil. I rapporti sono però tesi, e sono già sfociati in proteste e scioperi. L’ultimo è quello di Capodanno, seguito dalle contestazioni disciplinari per assenza ingiustificata alle quali la Cgil ha reagito aprendo lo stato di agitazione. Il colosso del delivery replica alle accuse con una nota firmata da Davide Bertarini, head of delivery Italia, precisando che l’azienda "riconosce il diritto fondamentale allo sciopero" di tutti i lavoratori. "Mentre alcuni di essi hanno avvertito l’azienda della partecipazione allo sciopero dando giustificazione dell’assenza – è la versione di Just Eat – altri erano risultati essere assenti ingiustificati. A quest’ultima parte abbiamo inviato contestazioni disciplinari, un’azione che non ha l’obiettivo di comprimere il legittimo esercizio del diritto allo sciopero, ma di contrastare la pratica assenteista che è stata adottata in quella occasione da alcuni dei rider". La multinazionale, che in Lombardia impiega circa 450 rider (370 solo a Milano), invita quindi a "riprendere il dialogo, con la finalità di affrontare i problemi".

La richiesta del sindacato è quella di ritirare le contestazioni disciplinari, scongiurando quindi il rischio di un licenziamento per chi a Capodanno ha fermato le consegne aderendo allo sciopero. È l’ultimo atto di una lunga battaglia sindacale, mentre il settore del delivery continua a crescere e languono i tavoli aperti ormai da anni per trovare un punto d’incontro su diritti e tutele. Solo a Milano, secondo le stime, sono circa ottomila i fattorini in bicicletta, con un aumento della flotta anno dopo anno. Restano problemi irrisolti, come quello della sicurezza sulle strade, che presto potrebbero portare a una nuova mobilitazione.