Covid, ospedali in affanno. Una regione verso l'arancione. E la Lombardia?

Domani quattro nuove zone gialle: in tutto diventano undici. Ma già per qualcuno si cambia di un ulteriore cambio di colore. I numeri di Agenas

Un hub vaccinale, unico presidio contro la pandemia

Un hub vaccinale, unico presidio contro la pandemia

I dati del Covid e i riflessi del virus sugli ospedali parlano chiaro: le percentuali dei posti letto occupati nei reparti in area non critica o in terapia intensiva, a seconda dei casi, in un solo giorno sono salite in 8 regioni. È quanto emerge dai dati Agenas di oggi. La regione che si avvicina di più alla zona arancione a questo punto è la Liguria (già ufficialmente gialla), con il 22% (+1) dei posti occupati per Covid in terapia intensiva - oltre la soglia limite del 20 - e il 28% (+1), a soli 2 punti percentuali dalla soglia limite del 30. In aumento anche i dati di Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Sicilia, Toscana e Umbria. 

Semaforo giallo

Da domani, di fatto quattro regioni lasceranno la zona bianca per passare a quella gialla. Si tratta di Lombardia, Lazio, Piemonte e Sicilia. Che si aggiungono così alle province autonome di Trento e Bolzano, a Liguria, Marche, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Calabria. In tutto, saranno quindi 11 tra regioni e PA. Anche se va specificato che con l’obbligo di mascherina all’aperto anche in zona bianca non c’è più di fatto alcuna distinzione tra zona bianca e gialla a livello di misure anti-contagio. In zona gialla, però, il sovraccarico ospedaliero è maggiore.

La situazione in Europa

Anche in Europa la situazione preoccupa. L’Istituto superiore di sanità nel Report esteso settimanale sull’epidemia da Covid-19, sottolinea come (al 30 dicembre) “la situazione epidemiologica è caratterizzata da livelli di incidenza elevati e in rapida crescita, mentre il tasso di mortalità continua a crescere lentamente”. Così, “nelle prossime due settimane è previsto un aumento del tasso di notifica, stabili tassi di ospedalizzazione, diminuzione nei tassi di ricovero in terapia intensiva e tassi di mortalità stabili”. Sebbene i vaccini con il booster soprattutto facciano la differenza nel prevenire la malattia severa, l’Iss osserva che dal punto vista epidemiologico “il quadro varia fortemente fra i diversi Paesi con coperture vaccinali più basse sono quelli più severamente colpiti, ma ci sono evidenze dell`aumento della preoccupazione anche nei Paesi con coperture vaccinali più elevate. La variante B.1.1.529 (Omicron) viene rilevata in numero crescente di paesi dell’UE/SEE (Spazio economico europeo), alcuni dei quali ora segnalano la trasmissione comunitaria”.

Il decollo dei casi in Italia

Riguardo all‘andamento epidemiologico in Italia, l‘Iss sottolinea che “l`aumento rapido e generalizzato del numero di nuovi casi di infezione si conferma in Italia per la decima settimana consecutiva. In forte aumento l`incidenza settimanale a livello nazionale: 430 casi per 100.000 abitanti rispetto a 266 casi per 100.000 abitanti della settimana precedente. In leggero aumento rispetto alla settimana precedente l`Rt medio calcolato sui casi sintomatici pari a 1,18 (range: 1,13-1,22) e sopra la soglia epidemica. È stabile, ma ancora sopra la soglia epidemica, l`indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero, Rt=1,11 (IC95%: 1,07-1,13)“.  In aumento, inoltre, l`incidenza a 14 giorni in 19 Regioni/Province autonome su 21 ed è “ampia la diffusione nelle regioni del Nord“. In particolare, un dato evidenzia la velocità di crescita dei casi: durante il periodo 13 - 26 dicembre 2021, le Regioni/Province autonome hanno segnalato 425.983 nuovi casi confermati di infezione, in aumento rispetto ai 279.313 nuovi casi segnalati nel periodo 6 - 19 dicembre 2021.

L'incidenza per fasce di età

“In aumento - avverte l‘ iss - l`incidenza in tutte le fasce di età, in particolare nella popolazione con età  inferiore ai 50 anni, caratterizzata da una maggiore variazione dell`incidenza a 14 giorni. In diminuzione l`età mediana dei soggetti che hanno contratto l`infezione da virus SARS-CoV-2 negli ultimi 14 giorni (36 anni)“. In particolare, “nella popolazione in età scolare l`incidenza si mantiene elevata, specialmente nella fascia di età 6-11, dove si osserva all`incirca il 40% dei casi diagnosticati in età scolare“. Inoltre è di nuovo in aumento, dopo sette settimane, la percentuale di casi tra operatori sanitari rispetto al resto della popolazione. 

L'esercito dei no-vax

Al momento, oltre un milione di italiani è positivo al Covid, con la pressione ospedaliera che cresce di giorno in giorno. Numeri mai registrati da inizio pandemia, ai quali si aggiungono quelli dell’Istituto Superiore di Sanità, che parla di un’impennata di casi soprattutto negli under 19, quella fascia di età ancora in piena fase di vaccinazione. E proprio la campagna vaccinale sembra ormai in una fase di stallo per quanto riguarda le prime dosi: in una settimana infatti - esclusi i bimbi tra i 5 e gli 11 anni - ne sono state somministrate appena 122 mila, con 5,5 milioni di italiani ancora senza inoculazione

L'intasamento delle terapie intensive

Numeri che, come detto, inevitabilmente, si traducono in una maggiore pressione ospedaliera, come confermato dal monitoraggio dell’Iss e di Agenas. Ad oggi il tasso di occupazione delle terapie intensive è del 12,9% (con 10 regioni oltre il 10%) e quello delle aree mediche al 17,1%. Continua ad aumentare rapidamente anche l’incidenza dei casi Covid, raddoppiata negli ultimi sette giorni. Si è passati dai 351 casi per 100 mila abitanti della scorsa settimana ai 783 della settimana che sta per concludersi. L’Rt medio è stato pari a 1,18, leggermente in aumento rispetto alla settimana precedente (era pari a 1,13) ed ancora sopra la soglia epidemica. Si tratta di dati che, presumibilmente, lieviteranno ancora nei prossimi giorni, quando si faranno sentire i postumi delle festività.

Il vaccino come unico argine

Al momento l’unica certezza è che da lunedì quattro nuove regioni (Lombardia, Piemonte, Lazio e Sicilia) raggiungeranno in zona gialla Calabria, Friuli Venezia-Giulia, Liguria, Marche, Veneto, Bolzano e Trento. Un passaggio che, con l’obbligo della mascherina all’aperto disposto dall’ultimo decreto, non cambierà sostanzialmente niente, ma che fa risuonare un campanello d’allarme sulla situazione negli ospedali. Una «raccomandazione», per così dire, a rispettare le norme per evitare la zona arancione che, invece, si tradurrebbe in divieti e restrizioni in particolare per i non vaccinati. L’unico argine alla diffusione del virus, che in Italia per il 21% è rappresentato dalla variante Omicron, resta il vaccino..