Reddito di cittadinanza, la carica dei 70mila lombardi

I numeri delle richieste all’Inps: sono più le donne degli uomini e a Milano uno su 3 è straniero. Boom anche fuori dal capoluogo, Brescia e Varese sul podio

Reddito di cittadinanza, partite le richieste

Reddito di cittadinanza, partite le richieste

Milano, 13 aprile 2019 - Oltre 71mila  richieste di reddito di cittadinanza al vaglio degli uffici Inps in Lombardia, su un totale di 806.000 in Italia. Circa una su tre è presentata da stranieri, sul territorio della Città metropolitana di Milano. Le donne in tutta la regione superano gli uomini, con il picco delle domande attorno ai 50 anni, in piena età lavorativa. Persone vittime di crisi aziendali, tagliate fuori dal mondo del lavoro e cadute nel baratro della povertà. Lombardi che si barcamenano tra impieghi saltuari, disoccupati cronici, giovani alle prese con un difficile ingresso nel mondo del lavoro, pensionati che faticano ad arrivare alla fine del mese. Al giro di boa, a poco più di un mese dal via libera alla presentazione delle domande online, nei Caf e negli uffici postali, è tempo di un primo bilancio su uno dei provvedimenti bandiera del M5s. Scorrendo i dati Inps provincia per provincia, a registrare il numero maggiore di richieste (28.345) è il territorio più popoloso, Milano e hinterland, seguito da Brescia (8.865).

E si registra un alto numero di domande in rapporto alla popolazione in province come Mantova (3.251) e Cremona (2.231), zone a vocazione agricola e industriale colpite pesantemente dalla crisi. Boom di richieste anche in provincia di Varese (6.203) e Pavia (5.568): l’entità risalta nel confronto con la Bergamasca, dove si sono registrate solo 5.683 domande di accesso al reddito di cittadinanza su un territorio con oltre un milione di abitanti. In provincia di Monza-Brianza, invece, le richieste sono 4.684. Tra le zone fanalino di coda Como (2.734 domande), Lodi (1.448), Lecco (1.195) e, ultima, Sondrio, con solo 802 domande che devono essere vagliate dall’Inps. Un banco di prova anche per sperimentare la cabina di regia, «prima in Italia», promossa dal direttore Inps per l’area metropolitana Gregorio Tito per la gestione del reddito di cittadinanza con gli altri enti del territorio coinvolti: Comune di Milano, Città metropolitana, centri per l’impiego Afol e Poste. «Abbiamo aperto i nostri uffici anche di sabato - spiega - stiamo facendo gli straordinari in attesa che, tra maggio e giugno, arrivino le 6.000 assunzioni a livello nazionale». Dopo la “scrematura”, a maggio dovrebbe iniziare l’erogazione dei fondi alla platea degli aventi diritto. Ma per la riforma dei centri per l’impiego, punto chiave nella partita del reddito, potrebbero essere necessari altri mesi.

Il primo step da superare sarà il bando per il reclutamento dei navigator, tutor che dovranno aiutare le persone che percepiscono il reddito a trovare un lavoro stabile. Il piano prevede un totale di 329 navigator in servizio in Lombardia. Al primo posto Milano, con 76 tutor. Seguono Brescia (50), Bergamo (38), Varese (28), Monza-Brianza (27), Pavia (22), Mantova (20), Como (18), Cremona (16), Lecco (12), Lodi (12), Sondrio (10). La distribuzione chiesta dall’assessore al Lavoro della Regione Lombardia Melania Rizzoli differisce rispetto alla proposta iniziale di Anpal non tanto nel numero finale, che è identico, quanto sulla collocazione. C’è poi la partita delle assunzioni di personale che dovrà rimpolpare gli organici dei centri per l’impiego, decimati da anni di blocco del turnover, che ha alzato l’età media dei dipendenti. E qui si inserisce anche l’effetto quota 100.

«Secondo le nostre stime da un terzo a un quarto dei dipendenti della rete potrebbe andare in pensione con quota 100 - sottolinea Giampaolo Montaletti, dell’istituto regionale PoliS-Lombardia - quindi le future assunzioni potrebbero bastare a malapena per coprire le uscite». Un problema sollevato ieri nel corso del convegno “Il reddito e la cittadinanza” organizzato dalla Cgil di Milano, con il segretario generale Massimo Bonini e direttore del Dipartimento mercato del lavoro Antonio Verona. «Declinato in questo modo rischia di essere solo un sussidio a pioggia e uno spot elettorale - spiega Bonini -. Avrebbero dovuto modularlo tenendo conto del diverso costo della vita non solo tra Nord e Sud ma anche tra zone della stessa regione, penso ad esempio al divario Milano-Sondrio».