Messina, scoperti 110 furbetti del reddito di cittadinanza: sequestrati 817mila euro

Tutti stranieri ma nessuno di loro risiedeva in Italia da almeno 10 anni

Guardia di Finanza

Guardia di Finanza

Centodieci furbetti del reddito di cittadinanza, tutti stranieri, scoperti dai Finanzieri del Comando Provinciale di Messina che hanno anche sequestrato circa 817 mila euro, cifra che equivale all'ammontare delle somme indebitamente percepite. Il provvedimento scaturisce dalle approfondite indagini di Polizia Economico Finanziaria svolte dalle Fiamme Gialle su una platea di oltre 2.000 stranieri "messinesi", di origine extracomunitaria e comunitaria, che risultavano aver richiesto e percepito il beneficio in parola: in maggioranza cittadini rumeni, nigeriani, marocchini, srilankesi, ma anche delle più svariate nazionalità, altri paesi europei e perfino dall'America latina e dai paesi arabi. 

Il Reddito di Cittadinanza è riconosciuto ai nuclei familiari che, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell'erogazione del beneficio, siano in possesso dei requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno, reddituali e patrimoniali. A seguito di dettagliate analisi ed incroci tra i dati comunicati dai beneficiari nelle Dichiarazioni Sostitutive Uniche, sono emerse delle discrasie in relazione al possesso dei requisiti indicati, con particolare riferimento a quello della residenza.  Più precisamente, considerato che per l'ottenimento del beneficio in parola è necessario il possesso da parte del richiedente, al momento della presentazione della domanda, della residenza sul territorio dello Stato da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo, sono stati incrociati i dati relativi alla residenza dei richiedenti con quelli relativi alla data di ingresso nel territorio nazionale e di rilascio di eventuale permesso di soggiorno.  Sono stati così individuati 110 stranieri che, al momento di presentazione della domanda, contrariamente al vero, dichiaravano di possedere requisito, ottenendo, in tal modo, indebitamente, il beneficio. Alcuni di essi, tra il 2019 ed il 2021, avrebbero addirittura percepito somme superiori a 29 mila euro