Lombardia, reddito di cittadinanza per 400mila

Stime ridotte sui beneficiari. Da un milione a meno di metà. Ecco a chi va

Reddito di cittadinanza

Reddito di cittadinanza

Milano, 9 febbraio 2019 - Una platea di 400mila lombardi, corrispondenti a circa 120mila nuclei familiari, che potranno accedere al reddito di cittadinanza. Dati che ora, a giochi fatti e a scenari più chiari, mentre è iniziato il conto alla rovescia in vista del via libera alla presentazione delle domande, vengono rivisti al ribasso rispetto alle stime dei mesi scorsi, quando si parlava di un esercito di oltre un milione di potenziali percettori del sussidio nella regione. Il quadro è emerso nel corso di uno degli incontri tra Regione, sindacati e le altre parti sociali coinvolte nell’attuazione di uno dei provvedimenti bandiera del ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Tra gli aspetti trattati la riforma dei centri per l’impiego, punto cardine per evitare che il reddito di cittadinanza si trasformi in un incentivo a rimanere a casa e smettere di cercare lavoro. Sono circa 450, inoltre, i “navigator” che dovrebbero essere assegnati alla Lombardia su un totale di 6.000 a livello nazionale, che dovrebbero avere il compito di fare da tutor a chi entrerà nel programma del reddito, affiancandolo nella ricerca del lavoro. Fin qui le poche certezze in uno scenario dove, secondo i sindacati, «si naviga ancora a vista», mentre i giorni passano e si avvicina la data del 6 marzo, quando sarà possibile presentare la richiesta per accedere al reddito di cittadinanza direttamente online sul sito ufficiale (www.redditodicittadinanza.gov.it), nei Caf o negli uffici postali.

«Non c'è ancora la convenzione con i Caf, i navigator mancano ancora all’appello, e non si capisce quale sarà il loro ruolo nei centri per l’impiego», spiega Serena Bontempelli, segretaria della Uil Milano e Lombardia responsabile Politiche del mercato del lavoro. «Anche il personale dei centri per l’impiego, inoltre, potrebbe usufruire di quota 100 per andare in pensione - prosegue - e i ranghi già ridotti si ridurrebbero ulteriormente. Per assumere nuovo personale serviranno concorsi pubblici, e nell’attesa i centri per l’impiego rimarranno sguarniti, di fronte a un aumento del carico di lavoro». E il modello lombardo pubblico-privato «deve essere implementato perché il reddito di cittadinanza abbia una chance di funzionare».

Il primo step da superare, però, è quello sul ruolo dei navigator che verranno reclutati a Roma e distribuiti nelle regioni: personale precario, con un contratto di co.co.co. «Questo crea un problema non indifferente - sottolinea Antonio Verona, responsabile del dipartimento Mercato del lavoro della Cgil di Milano - perché per loro natura i co.co.co. non devono avere un rapporto di subordinazione con orari o postazioni fisse». Un dato di fatto che potrebbe aprire le porte, in futuro, a una valanga di cause di lavoro: ricorsi dei navigator, nel tentativo di ottenere l’assunzione a tempo indeterminato nella pubblica amministrazione. Solo a Milano e hinterland saranno 240 i navigator, che dovrebbero essere impegnati nell’Agenzia metropolitana per la formazione, l’orientamento e il lavoro (Afol) per far fronte a un bacino di circa 190mila potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza. Le persone che potrebbero presentarsi agli sportelli per fare domanda e chiedere informazioni, però, saranno molte di più. Un 30% in più rispetto a quelle che poi percepiranno effettivamente il reddito, secondo Antonio Verona che stima, solo sulla Città metropolitana, da 250 a 280mila persone interessate al sussidio, al netto della successiva scrematura. Intanto è già iniziata la corsa ai Caf - tra agende piene e un boom di telefonate per gli appuntamenti - per compilare il modulo Isee, che attesta il “livello di ricchezza” di un individuo o di una famiglia. Il primo passaggio per tentare di ottenere i fondi anti-povertà.