Covid, Pregliasco: no ai medici che negano il vaccino per aspettare quello per le varianti

Secondo l'esperto, i programmi per la quarta dose vengono affossati da indicazioni sbagliate. "Ma anziani e fragili ne hanno bisogno subito"

Milano - "Meglio aspettare il vaccino nuovo, aggiornato alle varianti circolanti, farlo ora con i prodotti che abbiamo non serve". Un ragionamento che il virologo Fabrizio Pregliasco stigmatizza e che arriverebbe anche come "suggerimento" da "alcuni medici di famiglia". Parlando all'Adnkronos Salute, il docente UniMi e direttore sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano 'bacchetta' i fautori di questo tipo di "narrazione sbagliata" che finisce per 'tirare il freno a mano' alle quarte dosi fortemente raccomandate a over 80 e fragili. 

Il secondo booster non decolla, i dati lo confermano settimana dopo settimana, e invece "l'esecuzione della quarta dose di vaccino anti-Covid per le fasce alle quali viene offerta è assolutamente fondamentale", conferma l'esperto. Ancora di più in questa ondate estiva arrivata a sorpresa, che oltre ai contagi sta facendo risalire anche i ricoveri. "Il vaccino oggi disponibile serve eccome - assicura Pregliasco - Comunque si base su un virus ancora in grado di rilanciare la risposta immunitaria, specie quella delle cellule T della memoria, determinando un rinforzo della protezione complessiva" da Sars-CoV-2, anche nelle sottovarianti Omicron 4 e 5.

"La quarta dose di vaccino anti-Covid è fondamentale per le persone over 80 e per i fragili". Eppure, secondo gli ultimi dati di ministero della Salute e Istituto superiore di sanità, oltre 4 ultra 80enni su 5 sfuggono ancora al secondo booster. Un'arma chiave affossata da "una narrazione sbagliata, di eccessiva benevolenza di questo virus" diventato Omicron, "che invece continua a causare casi gravi, decessi giornalieri spesso a due cifre e Long Covid".

Nonostante i ripetuti appelli di esperti e istituzioni, Pregliasco si confessa "pessimista" sulla possibilità di far passare il messaggio, anche con strumenti nuovi come una chiamata diretta o una campagna Tv. "Purtroppo per questo meccanismo dal basso, sui social, ma non solo - spiega - credo davvero che sia difficile una comunicazione efficace in questo momento di transizione fra pandemia e andamento endemico" di Sars-CoV-2  Si diffonde sempre più la percezione della bontà di Omicron 5, patogeno "che ora consideriamo banale o molto meno cattivo di quanto non fosse in precedenza", ragiona il docente dell'università Statale di Milano. Per le fasce più deboli o non protette, nemmeno quest'ultima versione del coronavirus è banale, ammonisce  Pregliasco.