Porto d'armi, il bluff della licenza. Tutti sportivi di "tiro a volo" pur di avere un’arma

Crollano dal 2018 le richieste di pistole o fucili per tutela personale però crescono gli amanti del tiro a volo. L’esperto: è una scorciatoia, così è più facile avere il permesso

Lombardia meno “armata” che in passato? La risposta che viene dai numeri dovrebbe essere affermativa. Nel 2018 le licenze per porto d’arma per difesa personale erano 2.600. Dal 2020 al 2021 sono passate da 2.236 a 2.195. Quelle per attività venatoria erano 86.761 nel 2018; fra il 2020 e il 2021 sono passate da 82.139 a 77.658. Osserva Giorgio Beretta, analista dell’Opal, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa di Brescia, autore del recente “Il Paese delle armi. Falsi miti, zone grigie e lobby nell’Italia armata”: "La diminuzione dei porti d’arma per difesa personale potrebbe dipendere non soltanto e non principalmente dal calo del numero dei richiedenti, ma anche dalle misure di accertamento messe in atto dall’autorità statale per verificare l’effettiva necessità del richiedente di avere sempre con sé un’arma".

In regione la provincia con la percentuale più alta di abitanti in possesso di una licenza per armi è quella di Brescia (3,7% della popolazione). Una incidenza dovuta soprattutto al numero di licenze per porto d’armi da caccia: nel 2021, con 23.503 licenze (erano 29.058 l’anno prima) Brescia ha staccato nettamente Milano (13.335 licenze) e Bergamo (10.019). Per le licenze di difesa personale la prima provincia per numeri assoluti è Milano (1.056 licenze) che risulta anche la prima provincia lombarda per la percentuale di persone che detengono questa licenza (0,039%).

Sono controtendenza con il calo generale le licenze per “tiro a volo” (anche se la definizione più corretta sarebbe quella di “tiro sportivo”, dal momento che questa licenza non comprende solo la pratica del tiro a volo ma anche altre discipline). In un anno le licenze sono passate da 98.797 a 99.103. La classifica è guidata da Milano (31.190 licenze), seguita da Brescia (13.886), Varese (9.245), Pavia (7.516). "Il fatto - spiega Beretta - che questa è l’unica licenza in tendenziale crescita in quasi tutta la Lombardia è la riprova di come venga richiesta per la facilità con cui può essere ottenuta rispetto alla licenza per difesa personale. Questo anche da persone che non praticano alcuna disciplina sportiva ma che vogliono avere un’arma in casa".

È un punto cruciale, la messa a fuoco di quello che con gli anni si è radicato come un fenomeno pericoloso: armi legalmente detenute che si trasformano in strumenti di morte, di offesa, di minaccia. Alla periferia di Milano, all’inizio dello scorso settembre, al culmine di una banale discussione per un barbecue, un uomo di 34 anni venne ucciso dai colpi di una pistola Grand Power 9x21 esplosi da un vicino, titolare di regolare licenza per tenere in casa armi per uso sportivo. A Truccazzano (Milano), nell’aprile del 2020, un fucile a pompa calibro 12 diede la morte alla donna di 47 anni che lo deteneva legalmente. Convivente con il fidanzato per le restrizioni da Covid, la relazione era alla fine: lei voleva troncare. L’uomo la uccise nel sonno con una fucilata alla testa.

Nel 2018, in tutta Italia, armi regolari sono state al centro di oltre cinquanta episodi cruenti censiti dal database dell’Opal (di cui 7 in Lombardia). Nel 2019 sono entrate in scena per 34 volte (una volta nella nostra regione); nel 2020, l’anno del Coronavirus e del lockdown, per 36 (3 in Lombardia), nel 2021 in una quarantina di episodi (3 quelli lombardi). Dal primo gennaio al 31 ottobre del 2022 sono stati una trentina (di cui 3 in terra lombarda). Omicidi. Femminicidi. Omicidi-suicidi come epilogo di penosi drammi familiari.

Il ricorso all’arma prelevata da casa al culmine delle tensioni di vicinato come a Treviglio, la mattina del 28 aprile di quest’anno quando una donna di 71 anni uccise a colpi di pistola il vicino e ferì la moglie. L’ultimo episodio a Milano il 13 novembre scorso quando in via Maffei, a Porta Romana, vengono ritrovati i corpi di una coppia di 84enni: a premere per due volte il grilletto di un fucile da caccia è il marito che ha così deciso di mettere fine alle sofferenze fisiche della moglie. Armi impugnate da uomini in divisa. Il caso del brigadiere dei carabinieri di Asso (Como) che ha ucciso il suo comandante con la pistola d’ordinanza è solo l’ultimo caso. Nel 2017, a San Donato Milanese, un vigile uccise il vice comandante della polizia locale e poi rivolse la pistola contro se stesso. Nel 2019, a Terrazzano (Lodi) una guardia giurata uccise il cugino per gelosia.