Mantova, la guerra in Ucraina blocca il ponte: non c’è pace per il cantiere infinito

San Benedetto Po, dieci anni non bastano: le cannonate sulla Azovstal fermano l’arrivo dell’acciaio. E l’apertura slitta

Ponte

Ponte

San Benedetto Po (Mantova) - ​L’ultima tegola non è di cotto, ma di acciaio: quello proveniente dalla Azovstal di Mariupol fatta a pezzi dalle cannonate dei russi in Ucraina. Al ponte di San Benedetto Po, infrastruttura nevralgica per i collegamenti tra Nord e Sud del territorio mantovano, sembra non essere risparmiato nulla. E la questione dell’acciao spedito da Kiev non è nemmeno l’unica: pesano anche l’affastellarsi dei progetti, il complicarsi delle procedure, e le imprevedibili bolle dei mercati. I problemi del ponte di San Benedetto risalgono addirittura agli anni Settanta, all’indomani della costruzione del manufatto al posto di un fragile ponte di barche (si diceva, nel borgo polironiano, che una delle “gambe“ del ponte già traballasse).

Ma è il terremoto del 2012 che apre la ferita. Il ponte sul Po che collega Mantova ai confini con l’Emilia viene chiuso al traffico pesante mentre le auto sono costrette a passare in un angusto imbuto tra i guard-rail. Traffico pesante, per i residenti dell’Oltrepo, significano anche tutti i bus scolastici che - da allora - sono costretti a fare lunghi percorsi per aggirare il blocco. Senza contare i riflessi sull’economia e sulla demografia, in drastico calo nei comuni semi-isolati. Nel 2021, dopo quasi dieci anni di progettazioni, però, arriva la svolta: al vecchio ponte pericolante viene affiancato un altro enorme manufatto composto da due arcate d’acciaio ucraino doc di 2800 e 220 tonnellate. A realizzarle e posizionarle sono due giganti del settore edilizio, la Toto e la Fagioli: la prima è stata scelta per i lavori dalla provincia di Mantova. L’enorme operazione di spostamento ed aggancio riesce, non senza problemi: prima la piena invernale del Po, poi la secca primaverile, rallentano il delicato intervento ingegneristico, che però alla fine riesce: finalmente le due arcate in alveo del nuovo ponte sono in posizione: dovranno essere sposate di poco per l’assetto definitivo.

Non sono però i capricci del Grande Fiume a fare da zeppa al complicato congegno organizzativo dell’opera. Come spiegano il presidente della Provincia gonzaghiana Carlo Bottani e il direttore dei Lavori pubblici dell’ente, l’ingegner Antonio Covino, qualcosa è andato storto, nonostante che la parte più difficile del progetto fosse stata terminata. La Provincia, nell’autunno del 2021, aveva incluso nei rifacimenti anche l’area golenale del ponte: i lavori rientravano nel tetto fissato dalla legge nell’appalto senza gara. "Ma la lievitazione dei prezzi dei materiali dopo il Bonus 110%, aggiunta all’esplosione dei costi dell’energia e delle materie prime ha fatto saltare quel tetto di spesa" spiega l’ingegner Covino. e provocato contenziosi tra appalante e appaltatore. Bottani sottolinea l’assoluta compattezza politica a tutti i livelli, nazionale, regionale e mantovano, nell’intenzione di bruciare le tappe. Ma i pareri legali anche della Regione, hanno sconsigliato di procedere. Per questo la Provincia si è rivolta all’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione: se questa desse il via libera, i tempi per il ponte si abbrevierebbero di molto. Altrimenti, con la procedura ordinaria, si dovrebbero preventivare almeno tre anni di attesa.

Per ridurli qualcuno ha avanzato l’ipotesi di un commissario governativo. E sempre per abbreviare i tempi Palazzo Di Bagno e i tecnici provinciali hanno pensato a un piano B: visto che le arcate in alveo sono già posizionate e si tratta di collegarle alla terraferma e alle aree golenali, la Provincia ha proposto a Toto la realizzazione di un raccordo del ponte con la sponda verso Bagnolo San Vito, nella direzione da e per Mantova e di una piastra di collegamento tra le arcate. Questo intervento (per il quale serviranno altro accaio da procurare e altri soldi) consentirebbe la chiusura del vecchio ponte pericolante e l’apertura, seppur provvisoria di quello più solido. Che sarebbe percorribile dal febbraio prossimo: un sogno per tanti pendolari mantovani (almeno un paio di generazioni) che ogni giorno sopportano disagi a causa del “ponte infinito“.