Po in secca peggio che a Ferragosto

Il livello del fiume al Ponte della Becca è sceso a -3 metri sotto lo zero idrometrico. Il lago Como non supera il 18% di riempimento

Il fiume Po in secca

Il fiume Po in secca

Po in secca come in estate, con un livello idrometrico al Ponte della Becca sceso a -3 metri, più basso che a Ferragosto. Lo scenario rilevato dal monitoraggio di Coldiretti per il maggior fiume italiano è rappresentativo della situazione di sofferenza in cui versano tutti i principali corsi d’acqua al Nord.

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Anche i grandi laghi lombardi presentano percentuali di riempimento piuttosto basse: il lago di Como è al 18%, il lago Maggiore al 22%, al 19,3% il lago d’Iseo, al 30,4% il lago d’Idro. Anomalie che ormai, anno dopo anno, stanno diventando consuetudini, effetto, almeno in parte, dell’innalzamento delle temperature, che impatta direttamente sulla produzione agricola, ma non solo. "Sono gli effetti - sottolinea la Coldiretti- dell’assenza di precipitazioni invernali significative al Nord dove in molte zone non piove da due mesi ed è scattato addirittura l’allarme incendi favorito dal vento forte". Ieri pomeriggio, in effetti, la Protezione civile lombarda evidenziato l’aumento del rischio di incendio boschivo che in tutto il territorio lombardo, a causa dell’aumento della ventilazione e del basso grado di umidità dell’aria e della lettiera superficiale del terreno che sta caratterizzando questo periodo: ai sistemi locali di protezione civile è stato chiesto di attivare o mantenere una fase operativa minima di attenzione o di preallarme. Si teme, dunque, che altri incendi possano divampare dopo quelli che, nelle ultime settimane, hanno interessato vaste aree del Comasco e del Bresciano.

"La causa di questi incendi – sottolinea Paolo Nastasio, dirigente Ersaf - è certamente da scrivere alla siccità in atto ormai da diverse settimane, che rende particolarmente secchi e quindi facilmente infiammabili gli ecosistemi forestali. La lettiera risulta in queste condizioni meteo particolarmente inaridito. Così il fuoco, soprattutto in giornate ventose, si propaga con estrema velocità ed è difficilmente controllabile. Che questa siccità, legata al posizionamento di un anticiclone atlantico per così lungo tempo, sia dovuta ai cambiamenti climatici, questo credo sia difficile da affermare con certezza. Sicuramente è provato che la crisi climatica in atto rende più frequenti gli eventi estremi: tempeste, piogge torrenziali, bombe d’acqua, siccità". Oltre alla scarsità di precipitazioni, preoccupa anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell`arco alpino ed appenninico, -58% nella parte lombarda e piemontese.

"La calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con un danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti - dice Coldiretti aggiungendo - i cambiamenti climatici hanno modificato soprattutto la distribuzione sia stagionale che geografica delle precipitazioni anche se l’Italia resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente dei quali purtroppo appena l’11% viene trattenuto".