Blitz contro la pirateria audiovisiva: supermulta per gli utenti abusivi

Individuati oltre 1.500.000 clienti che pagavano 10 euro al mese per accedere ai principali pacchetti televisivi. Rischiano fino a 25mila euro di sanzione ma anche condanne penali

Sono 1.500.000 i "clienti" individuati

Sono 1.500.000 i "clienti" individuati

Milano, 14 maggio 2021 - Blitz della Polizia  contro la pirateria audiovisiva: oscurati 1.500.000 di utenti con abbonamenti illegali, azzerato l'80% del flusso illegale Ip Tv in Italia, 45 indagati per frode informatica per un giro di affari illegale per diversi milioni.  Ora gli  utenti che in maniera illegale si sarebbero collegati a Sky, Netflix e alle altre principali piattaforme tv  rischiano una supermulta da 2.500  fino a 25.800 euro e pene comprese tra 6 mesi e 3 anni di reclusione.

Il blitz, finalizzato al contrasto del fenomeno delle IP TV illegali, è scattato in diverse città italiane ha richiesto l'impiego di 200 specialisti provenienti da 11 Compartimenti regionali della Polizia Postale (Catania, Palermo, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Ancona, Roma, Cagliari, Milano, Firenze, Venezia) che in 18 province hanno smantellato la complessa infrastruttura criminale, sia sotto il profilo organizzativo che tecnologico. Le indagini hanno messo in luce la presenza su Telegram, in vari social network e in diversi siti di bot, canali, gruppi, account, forum, blog e profili che pubblicizzavano la vendita, sul territorio nazionale, di accessi per lo streaming illegale di contenuti a pagamento tramite IPTV delle più note piattaforme. Un'importante "centrale", che gestiva circa l'80% del flusso illegale IPTV in Italia, è stata individuata, disattivata e sequestrata a Messina.

I reati contestati sono associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di accesso abusivo a sistema informatico protetto da misure di sicurezza, di frode informatica aggravata dall`ingente danno arrecato, e di abusiva riproduzione e diffusione a mezzo Internet di opere protette dal diritto di autore e opere dell'ingegno. 

Black out

Nella operazione denominata Black out,  sono sequestrati anche dispositivi illegali utilizzati per le connessioni e le attività di diffusione dello streaming  Nelle abitazioni di alcuni degli indagati è stato sequestrato denaro in contante per decine di migliaia di euro ritenuto provento dell'attività illecita. L'associazione per delinquere si basa su uno schema piramidale e vede il sinergico operare di diversi indagati i quali, pur non essendo noti gli uni agli altri, si legano stabilmente per costruire i vari tasselli della struttura illecita.  I contenuti protetti da copyright vengono, dapprima acquistati lecitamente, come segnale digitale, dai vertici dell'organizzazione (le cosidette ''Sorgenti'') e, successivamente, attraverso la predisposizione di una complessa infrastruttura tecnica ed organizzativa, vengono trasformati in dati informatici e convogliati in flussi audio/video, trasmessi attraverso una fitta intelaiatura criminale ad una rete capillare di rivenditori ed utenti finali, dotati di connessione internet domestica ed apparecchiature idonee alla ricezione (l'ormai noto ''Pezzotto''). 

Pubblicità sui social

Le complesse indagini, compiute dalla Polizia Postale di Catania, fin dalle prime investigazioni avevano messo in luce la presenza su Telegram, in vari social network e in diversi siti di bot, canali, gruppi, account, forum, blog e profili che pubblicizzavano la vendita, sul territorio nazionale, di accessi per lo streaming illegale di contenuti a pagamento tramite Ip Tv delle più note piattaforme. 

Individuati circa 1.500.000 di utilizzatori, che pagano 10 euro al mese, per un volume d'affari per la criminalità pari a 15.000.000 euro mensili. Questo senza contare l'enorme mancato introito per i fornitori di servizi televisivi a pagamento.  Quello dell'Iptv illegale è un mondo criminale complesso e chi lo utilizza  ritiene che in fondo fruire di un sistema pirata non è un crimine, al massimo si sottraggono pochi soldi ad un colosso della comunicazione. Ma se si guarda il fenomeno nella sua complessità, e non solo nel singolo utilizzo, ci si rende conto che nella realtà non è così, un intero sistema produttivo viene messo in crisi.