Cocquio, la figlia di Piccolomo: "Giustizia per mia madre, aspetto da quindici anni"

La figlia del killer delle mani mozzate era in aula per la prima udienza del processo che vede il padre accusato di aver assassinato la prima moglie

Tina Piccolomo all’udienza che vede il padre, il killer delle mani mozzate, accusato di aver ucciso la prima moglie simulando un incidente

Tina Piccolomo all’udienza che vede il padre, il killer delle mani mozzate, accusato di aver ucciso la prima moglie simulando un incidente

Cocquio Trevisago (Varese), 29 maggio 2018 -  «Da 15 anni aspettiamo questo momento. Da 15 anni chiediamo di sapere la verità sulla morte di nostra madre. Lui l’ha uccisa, lo abbiamo detto dal primo istante. Adesso finalmente c’è un processo. Vogliamo la verità». Tina Piccolomo, la figlia di Giuseppe, il killer delle mani mozzate già condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Carla Molinari, l’ex tipografa assassinata a Cocquio Trevisago nel novembre 2009, ieri era in aula per la prima udienza del processo in Corte d’Assise che vede il padre accusato di aver assassinato la prima moglie, Marisa Maldera, madre di Tina, nel febbraio 2003.

Saranno ascoltati 60 testimoni. Per il sostituto procuratore generale, Piccolomo uccise la moglie dopo averla sedata simulando un incidente stradale per il quale la donna morì arsa viva mentre lui se la cavò con qualche graffio. Tra i testi è stato inserito il netturbino che quella notte a Caravate avrebbe visto un uomo fumare tranquillo accanto all’auto in fiamme nella quale Marisa moriva. Respinta l’eccezione della difesa sul “ne bis in idem”. Piccolomo infatti patteggiò una pena a un anno e quattro mesi per l’omicidio colposo della moglie perché all’epoca la procura trattò la vicenda come un normale incidente stradale.