Perché si dice catcalling? Molestia sessuale o solo brutta abitudine: il dibattito

Facciamo chiarezza sul termine e la sua diffusione con l'aiuto degli esperti dell'Accademia della Crusca

Catcalling: una molestia sessuale. Lo dice anche la Crusca

Catcalling: una molestia sessuale. Lo dice anche la Crusca

Anna Falchi lo "gradisce" ma sembra essere in minoranza. Michelle Hunziker, Vittoria Puccini e Aurora Ramazzotti, infatti, lo hanno stigmatizzato e non hanno esitato a definirlo una "molestia". E negli ultimi giorni, su questo fronte, sono finiti sul banco degli imputati persino gli Alpini, le intoccabili (fino a oggi?) penne nere amate da tutti (o quasi) gli italiani. Negli ultimi mesi il catcalling è stato uno dei fenomeni più dibattuti e condannati su media, social e in altre piazze più o meno virtuali. 

Definizione di catcalling

Ma perché si dice catcalling? E quando ha iniziato a diffondersi in Italia e nel mondo questa parola? Ci viene in aiuto l'Accademia della Crusca. Che nella sua voce dedicata al tema parte, innanzitutto, dalla definizione. Il catcalling, secondo la Crusca, è una "molestia sessuale, prevalentemente verbale, che avviene in strada". Parole molto chiare e che, in qualche modo, si schierano nel dibattito su come inquadrare fischi, apprezzamenti pesanti e inviti all'apparenza scherzosi: il catcalling non è solo una brutta abitudine (e tanto meno è una simpatica dimostrazione di machismo italiano), è proprio una molestia sessuale.

Da dove viene la parola catcalling

Passiamo all'etimologia. La Crusca ci informa che la parola, per noi italiani, è da considerarsi un "prestito integrale dall’inglese". Nella lingua di oltre manica la parola è diffusa da molto più tempo, essendo "attestata col significato attuale a partire dal 1956". Catcalling, in questo contesto, è un "rilancio", essendosi affermato fin dagli anni ’80 del Settecento, però con il significato di "grido, lamento, suono simile a un lamento", e "lamentoso". La parola Catcalling, in inglese, si è formata dal verbo (to) catcall, documentato insieme al nome corrispondente catcall già a partire dalla seconda metà del Settecento per indicare rispettivamente l’atto di fischiare a teatro gli artisti sgraditi e il fischio di disapprovazione stesso. Il sostantivo catcall, nel significato originario di ‘verso che i gatti fanno di notte’, è attestato dalla seconda metà del Seicento. Parola, quindi, radicata nel passato remoto, ma che ha assunto nel corso degli anni un nuovo significato, con una certa "traslazione semantica". Il fischio per la strada rivolto alle donne, infatti, si può considerare una sorta di "approvazione" a bellezza e doti fisiche, ma manifestata in modi da censurare e da perseguire anche penalmente, essendo nei fatti una molestia.

Quando ha fatto la sua comparsa in Italia

Sorprendentemente, almeno secondo gli esperti della Crusca, la parola Catcalling fa la sua prima comparsa in Italia non su un quotidiano, in televisione o in qualche altra fonte ufficiale. E nemmeno su un social. A detta dei compilatori della voce sarebbe stato un blog a introdurre la formula nel nostro Paese. "Negli ultimi tempi, poi, sono insistenti le testimonianze (reali, verificate e verificabili) di street harassment - si legge in un posto pubblicato nel settembre 2013 sul sito lorisrighetto.wordpress.com, "diario" in rete tuttora attivo  - Lungo via Venti e via San Nazaro si formano crocicchi di uomini di diverse etnie che stazionano a braccia incrociate sulle soglie dei negozi e dei bar. Commenti volgari, cat calling, fischi, schiocchi, sorrisi e attenzioni non sollecitate da parte di un gruppo di maschi fisicamente imponenti, hanno il potere di intimorire, di far sentire a disagio e inferiori alcune ragazze. Si tratta di una vessazione bella e buona, ha che fare con il bullismo e il maschilismo, in certi casi può arrivare anche al contatto fisico, e non c’è ragione per cui si debba tollerare".

Quando si è affermata in Italia

La diffusione della parola ha avuto un andamento da motore diesel. Dopo le prime attestazioni, infatti, secondo la Crusca ha avuto un consolidamento definitivo intorno al 2020. All'epoca si trovavano 28mila evidenze su Google per la parola "catcalling" a cui andavano aggiunte 33mila voci per le simili "cat calling/ cat-calling". Meno, invece, sui giornali. Statistiche che sarebbero sicuramente da aggiornare oggi, in un momento in cui il dibattito sul fenomeno e sulla sua condanna è diventato molto più caldo, coinvolgendo anche personaggi dello spettacolo e influencer.

Perché si è diffusa negli ultimi tempi

La Crusca ci chiarisce anche il perché del "boom" di riferimenti al catcalling e che cosa ha trainato la sua diffusione come termine correntemente in uso. Il dilagare dell'utilizzo di catcalling, oggi più che nel 2020, pare essere legato a "una nutrita serie di iniziative di gruppi di attivisti che, tramite azioni di protesta condotte dal vivo o sui social network, mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica e i governi sui temi della discriminazione e della violenza di genere". Fino a qualche tempo fa sui media - cartacei, analogici o digitali che fossero - si sono scelte, dice la Crusca, le alternative nostrane ma più generiche “molestie di strada”, “molestie per strada”, “molestie sessuali in strada” e, in tempi meno recenti, col termine pappagallismo. Ora la tendenza si è invertita, partendo dalla rete per diffondersi anche su altri canali, a favore dell’impiego del prestito inglese. Dove ricorre, tuttavia, fanno sapere dalla Crusca, "il termine catcalling è spesso ancora accompagnato da spiegazioni che ne chiariscono il significato, evidentemente non ancora del tutto disponibile alla maggior parte dei parlanti, e ne giustificano l’uso, spiegando il perché esso identifichi una forma di molestia potenzialmente urtante e traumatica".