Siccità, i parchi acquatici rischiano lo stop. Apprensione e allarme anche a Leolandia

La struttura bergamasca ha pozzi propri, ma una riduzione di orari la metterebbe in seria difficoltà. Altrove si pensa a utilizzare anche l'acqua di mare

Leolandia

Leolandia

L’assenza di pioggia e l’ipotesi razionamenti idrici in alcune aree del Paese proprio a causa della siccità fanno lanciare un sos ai Parchi Permanenti Italiani, associazione di categoria che si occupa di tutelare i titolari di parchi tematici, acquatici e faunistici. Allarme che, dicono, si concretizzerebbe se governo o regioni tagliassero gli approvvigionamenti di acqua. «Rimango davvero abbastanza perplesso anche soltanto che si parli di questa ipotesi, ovvero di toccare parchi acquatici o piscine», spiega all’Ansa Luciano Pareschi, presidente dell’associazione. 

«Sappiamo tuti benissimo in Italia che ci sono impianti inadeguati nel nostro Paese che disperdono fino al 50% di acqua, soglia ferma al 10% in altri Paesi europei. Mi sembra che pensare alla riduzione degli approvvigionamenti idrici ai parchi acquatici sia soltanto un pannicello caldo per affrontare il problema siccità», continua. « È fondamentale scongiurare questa possibilità perché significherebbe chiudere e lasciare a casa decine di migliaia di persone

Con le normative che abbiamo c’è un ricambio d’acqua che è inferiore al 10% giornaliero rispetto ai riempimenti delle piscine che vengono effettuati ad aprile», aggiunge sottolineando che «non ci sono sprechi o eccessivi consumi d’acqua perché, attraverso un sistema di filtraggio e riutilizzo, l’acqua che utilizziamo è quasi tutta riciclata e riutilizzata». Da respingere per l’associazione anche l’ipotesi riduzione di orario di apertura.

«Una riduzione di orario per noi sarebbe insostenibile. Noi abbiamo già una stagione cortissima perché riusciamo a fare circa 100 giorni di apertura a stagione dalle ore 10 alle 18. Ridurre ulteriormente l’orario sarebbe davvero insostenibile », conclude. Un’apertura invece dal presidente Pareschi all’utilizzo, in determinati casi, dell’acqua del mare. «Personalmente non avrei nulla in contrario se Regioni o governo acconsentissero all’approvvigionamento di acqua marina, dato che tutti stiamo andando verso e incontro al mondo della sostenibilità», sottolinea.

 «Questa è comunque un’ipotesi da applicare solo per quei parchi che si trovano in prossimità delle coste» precisa. Differenze sono da segnare, inoltre, tra i vari contesti geografici in cui sono inseriti i parchi acquatici e tematici. «Il mio parco si trova nei pressi dell’area lagunare di Venezia e non posso neanche pensare di fare domanda per avere approvvigionamenti indipendenti», spiega ancora il presidente e gestore del parco Caribe Bay, a lido di Jesolo. Opportunità invece offerta dal territorio circostante ‘Leolandià, parco divertimenti a Capriate San Gervasio, in provincia di Bergamo.

 «Noi come Leolandia siamo praticamente autosufficienti perché abbiamo i nostri pozzi. Siamo legati al sistema comunale solo per l’acqua che utilizziamo per la cura degli animali che abbiamo e per i servizi igienici», spiega all’Ansa Giuseppe Ora di Leolandia. «È certo però che se ci fosse un provvedimento che impone tagli o riduzione di orario significherebbe semplicemente indicare la volontà di chiudere i parchi», aggiunge. 

«Questo governo è sempre stato poco attento alle attività private e noi abbiamo avuto due estati rovinate da i suoi provvedimenti di chiusura, spesso inutili, e abbiamo quindi perdite enormi da recuperare. Sarebbe veramente il colmo che si andasse a intervenire contro la nostra categoria perché dietro i nomi di questi parchi ci sono 25mila addetti e si arriva a 60mila con l’indotto con un fatturato che arriva che supera il mezzo miliardo di euro», spiega.

 «A rischio non c’è solo il nostro settore ma l’intero settore del turismo Regionale e tutte le attività che hanno più sofferto nei passati due anni», conclude Ira.