Paolo VI, Concesio abbraccia il suo santo / FOTO

In basilica un fremito e l’applauso al momento della proclamazione. "Montini, uno di noi"

Sua Santità Paolo VI (Alive)

Sua Santità Paolo VI (Alive)

Concesio (Brescia), 15 ottobre 2018  – «Dichiariamo e definiamo santi il beato Paolo VI ... e li iscriviamo nell’albo dei santi e stabiliamo che in tutta la Chiesa siano devotamente onorati come santi». L’applauso, immediato e prolungato, pare scuotere la gremitissima parrocchiale di Sant’Antonino Martire, Pieve di Concesio. Fa da contrappunto alla voce di papa Francesco che pronuncia la formula, da colonna sonora alle immagini da piazza San Pietro che continuano a scorrere sullo schermo gigante nella diretta del Tg1.

Concesio ha aspettato tanto che fosse proclamata la santità del “suo” papa, quel Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini, che qui è nato, il 26 settembre del 1897 e quattro giorni dopo è stato battezzato nella chiesa di Sant’Antonino. I genitori, bresciani, vollero che venisse al mondo nella residenza di campagna. Una gigantografia all’imbocco della strada che porta a Sant’Antonino. Sui muri le immagini di papa Montini, il volto minuto, intenso, una riservatezza che stentava ad aprirsi nel sorriso. I nastri bianchi e gialli, i colori del Vaticano. Le campane a distesa. In 250 sono partiti per Roma su cinque pullman, un altro centinaio ha preferito il treno o l’auto. La gioia della gente, sobria e contenuta, in linea con il carattere e la tradizione del cattolicesimo di questa terra. Le schegge dei ricordi si allineano, s’incastrano a comporre un piccolo album. Qualcuno conserva la memoria dell’ultima visita ufficiale di Montini, arcivescovo di Milano, e le sue parole, «Qui sono diventato figlio di Dio: ho avuto in dono la fede», e un’altra frase, intrisa di un rammarico sottile: «Pensate che sono circa quarant’anni che io non vengo a Concesio a dimorare». «Era - ricorda Giuseppe Facconi - il giorno della mia cresima. Siamo andati prima alla casa dei Montini e alla ditta Alba, che faceva prodotti in plastica. Montini ha benedetto tutti noi cresimandi». Il discorso di quel giorno con la voce del papa è in un cd in vendita sul piazzale della chiesa insieme con i kit di cartoline e francobolli e un libro “Un paese, un santo”, scritto dal parroco don Fabio Peli e dal giornalista Marco Roncalli. Le Poste hanno creato per l’occasione una maxi cartolina con il francobollo, annullato con il timbro della giornata, emesso per l’apertura del Concilio Vaticano II.

«A Concesio - dice Davide Fiorani - è venuto altre volte, in visita privata. Si fermava a pregare al santuario dei Camadoli, fra Concesio e Gussago». I ricordi di Mario Arrighini, 82 anni portati con gagliardia bresciana, hanno le loro radici nel mondo irripetibile dell’infanzia: «Io e quella che sarebbe diventata mia moglie abitavamo vicino alla casa natale del papa, in via Rodolfo da Concesio. Era un luogo aperto, l’unico del paese dove bambini e ragazzi potevano essere accolti e ritrovrsi. Nel 1954 ero in una impresa edile. Abbiamo fatto un lavoro nella casa per la chiusura di un camino. Dentro abbiamo lasciato una pergamena. Era papa da un anno o due. In un centinaio di Concesio siamo stati a San Pietro. È passato sulla sedia gestatoria. Ho sollevato i miei bambini, Stefano era appena stato battezzato e Marco appena cresimato. Il papa si è sporto e ha posato la mano sulle loro teste». «Il nostro antico Concesio», scriveva Paolo VI il 4 luglio del 1978, un mese prima della morte, al cugino Vittorio. E tutto ritorna, oggi, a Concesio, in una giornata che non sarà dimenticata.