Cadavere di un operaio trovato dopo vent'anni, ma chi l'ha ucciso resterà libero

L'indagine non può essere riaperta perché due persone sono già state assolte

Mohamed Sow

Mohamed Sow

Una vicenda che ha del surreale. E che può accadere solo in Italia, visto il principio del "ne bis in idem" che sancisce che un individuo non possa essere sottoposto a processo due volte per lo stesso reato se si è arrivati al terzo grado di giudizio. Ed è proprio per questo principio che il caso della morte di Mohamed Sow rimarrà irrisolto.

Ma chi era Mohamed Sow? Probabilmente in pochi si ricordano di lui, anche perché la sua scomparsa da Verbania risale a ben vent'anni fa. Era arrivato in Italia nel 1998 e aveva iniziato quasi subito a lavorare in un'azienda di pulitura di metalli di proprietà di Rocco Fedele e Domenico Rettura, due imprenditori calabresi. Il 16 maggio 2001 Sow è sparito. Scomparso nel nulla. Da un giorno all'altro, non c'era più alcuna traccia di questo operaio senegalese. Tuttavia, sulla vicenda non è calato il silenzio. Anzi, i due titolari dell'azienda sono finiti a processo. Ma poi sono stati assolti: di fatto mancavano tanto il cadavere quanto le prove che fosse stato consumato un omicidio.

Vent'anni dopo, la svolta: un passante in un bosco di Oleggio Castello ha visto nella vegetazione qualcosa di strano, si è avvicinato e poi, insospettito, ha avvisato le forze dell'ordine. Quel "qualcosa di strano" erano resti umani. Sono servite le competenze degli esperti del laboratorio di antropologia e odontologia forense dell'università degli Studi di Milano diretto da Cristina Cattaneo per risolcvere il mistero: quelle ossa sono di Mohamed Sow, l'operaio scomparso vent'anni fa. Ecco però il paradosso: le indagini non possono essere riaperte, perché gli unici due accusati della sua morte ovvero Rocco Fedele e Domenico Rettura sono già stati assolti in maniera definitiva.