Covid, ecco ritardi e sbagli di Cina e Oms. Gli esperti: "La pandemia si poteva evitare"

Un panel di esperti indipendenti ha evidenziato i ritardi della Cina e le incertezze della stessa Oms e degl altri Stati

Tedros Adhanom Ghebreyesus direttore Oms, a sinistra (Ansa Epa)

Tedros Adhanom Ghebreyesus direttore Oms, a sinistra (Ansa Epa)

La pandemia da Sars-CoV2 poteva essere evitata? Secondo un rapporto pubblicato da un gruppo di esperti indipendenti dal direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus la risposta è sì. Il panel indipendente, creato in conformità con una risoluzione adottata nel maggio 2020 dagli Stati membri dell'organizzazione, in questi mesi ha analizzato la diffuzione della pandemia e le misure adottate dall'agenzia sanitaria e dagli Stati per affrontarle. Ne è emersa una fotografia inquietante: "Ci sono stati ritardi evidenti in Cina ma ci sono stati ritardi ovunque". Così l'ex primo ministro neozelandese Helen Clark, co-presidente del gruppo di esperti.

Circa le responsabilità dell'Oms "è passato troppo tempo", osservano gli esperti, tra la notifica di un focolaio di polmonite sconosciuta a metà dicembre 2019 e la dichiarazione il 30 gennaio dell'emergenza sanitaria. Ma anche agendo una settimana prima, le cose difficilmente sarebbero cambiate di fronte "all'inazione di così tanti Paesi". Un vero e proprio "cocktail tossico" di negazione, scelte sbagliate e mancanza di coordinamento ha fatto precipitare il mondo in una pandemia che "avrebbe potuto essere evitata". 

Febbraio 2020, hanno insistito gli esperti, è stato un "mese perduto" durante il quale molti Paesi avrebbero potuto prendere misure per fermare la diffusione del virus. In definitiva, "ritardi, esitazioni e smentite" hanno fatto fiorire l'epidemia, poi la pandemia, conclude il rapporto. Secondo l'indagine indipendente l'Oms l'intero mese di febbraio è stato perso dietro alle regole per lo stop agli spostamenti, con America e Europa ormai con ospedali al collasso e il coronavirus che si diffondeva nel mondo. E quando i sistemi sanitari avrebbero dovuto essere pronti per ricevere il flusso di malati di Covid, invece il mondo si è lanciato nella lotta per i dispositivi di protezione e le medicine. Per il futuro il gruppo di esperti raccomanda che i governi e la comunità internazionale adottino senza indugio una serie di riforme tese a trasformare il sistema globale di preparazione, allerta e risposta alle pandemie.

Le tappe della pandemia

  • E' il 31 dicembre 2019 quando le autorità sanitarie cinesi notificano un focolaio di casi di polmonite a eziologia non nota nella città di Wuhan (Provincia dell’Hubei, Cina). Molti dei casi iniziali riferiscono un’esposizione al Wuhan’s South China Seafood City market. 
  • Il 9 gennaio 2020, il China CDC (il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie della Cina) identifica un nuovo coronavirus (provvisoriamente chiamato 2019-nCoV) come causa eziologica di queste patologie. 
  • Il 30 gennaio 2020, dopo la seconda riunione del Comitato di sicurezza, il Direttore generale dell’Oms dichiara il focolaio internazionale da SARS-CoV-2 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale  
  • L’11 marzo 2020, l’Oms, dopo aver valutato i livelli di gravità e la diffusione globale dell’infezione da SARS-CoV-2, dichiara che l’epidemia di COVID-19 può essere considerata una pandemia. 

Per gli esperti è già troppo tardi. Quattordici mesi dopo il Covid-19 ha mietuto nel mondo 3.299.764 vittime, con 58.651.638 casi accertati.