Omicron, Galli: rischio long Covid anche per chi ha avuto infezione blanda

La raccomandazione dell'ex primario del Sacco: "Non considerare questa infezione con leggerezza. Se si può evitare di prenderla è meglio"

Variante Omicron

Variante Omicron

Milano - In Italia il 4 aprile scorso la variante Omicron aveva una prevalenza stimata al 100%, con la sottovariante BA.2 predominante e la presenza di alcuni casi di variante 'ricombinante' della stessa Omicron. Sono questi i risultati dell'indagine rapida condotta dall'Iss e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler. Queste le prevalenze stimate: BA.1 11,8% (range: 0% -34,5%); BA.2 86,6% (range: 46,5% -100%); BA.3 0,2% (range: 0% -1,2%); XJ 0,5% (range: 0% -11,6%); XL 0,9% (range: 0% - 20,9%).

Su Omicron e le sue sottovarianti è arrivato oggi il monito di Massimo Galli. "Attenzione che anche quelli che hanno avuto un'infezione piuttosto blanda possono andare incontro al long Covid. Sono segnalati diversi casi in letteratura. La mia raccomandazione è non considerare questa infezione con leggerezza, 'come se fosse una vaccinazione in più'. Questa affermazione è una sciocchezza. Se si può evitare di prenderla è meglio" ha detto ad Adnkronos Salute l'ex direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano.  "Ormai anche Omicron 1 - ha spiegato lo specialista, rifacendosi ai dati dell'indagine rapida Iss - è residuale, sta praticamente circolando solo Omicron 2".

In ogni caso, ribadisce, è sbagliato pensare che si tratti di un virus meno temibile. "La variante originaria qualcuno l'ha ucciso - ha precisato Galli - altrimenti non si spiegherebbero i numeri dei decessi delle ultime settimane. Siamo in una situazione in cui si vedono pochissimi casi rispetto a quelli reali. Ricordo che la Germania in 28 giorni registra oltre 5 milioni e 200mila casi e noi poco più di un milione e 900mila, non c'è proporzione. E questo vuol dire che abbiamo ancora parecchi problemi con una realtà dominata da Omicron 2, variante caratterizzata da una grande diffusività e moltissimi casi".

"Non ci vuole la sfera di cristallo: se davvero i virus ricombinanti di Omicron 1 e 2 sono più diffusivi della stessa Omicron 2, tra 15 giorni saremmo qui a parlare di una crescita elevata di questi contagi. E tra un mese le ricombinanti saranno prevalenti" ha sottolineato Galli in merito ai virus 'mix' di BA.1 e BA.2 rilevati anche in Italia dall'ultima flash survey dell'Istituto superiore di sanità.  "Non abbiamo ancora dati precisi - ha aggiunto  l'esperto - ma sembrerebbe che, ancora una volta, ci troviamo di fronte a una maggiore contagiosità. Sembra che i coronavirus, sul filone Omicron, abbiano messo la freccia e premuto l'acceleratore in termini di diffusibilità. E se questo schema si ripete, come Omicron 2 si è 'mangiata' Omicron 1, le ricombinati mangeranno Omicron 2".