Chi ha preso Omicron 1 è poco protetto da Omicron 5 e dalle nuove varianti: ecco perché

La scoperta dei ricercatori cinesi. E da noi Bassetti insiste:"E' come l'influenza, anche meno". Ma Lopalco replica: "Non facciamo confusione"

Il Covid torna a correre in diverse regioni

Il Covid torna a correre in diverse regioni

Le persone che si sono infettate negli ultimi mesi con Omicron BA.1, anche se vaccinate, potrebbero essere vulnerabili alle nuove sotto-varianti BA.4, BA.5 e BA.2.12.1. Inoltre, «un vaccino booster derivato da BA.1 potrebbe non fornire una protezione ad ampio spettro contro le nuove varianti di Omicron». È la conclusione a cui sono giunti ricercatori cinesi coordinati dall’università di Pechino in uno studio pubblicato su Nature. La ricerca ha studiato l’evoluzione genetica a cui è andata incontro la variante Omicron negli ultimi mesi, indagando le mutazioni specifiche di ciascuna sotto-variante e il mondo in cui gli anticorpi sviluppati in seguito alla vaccinazione o a precedenti infezioni fossero in grado di riconoscerle.

 BA.4, BA.5 e BA.2.12.1, spiegano i ricercatori, hanno molte affinità con la sotto-variante BA.2. Tuttavia, a differenza di questa, le mutazioni accumulate dalle nuove sotto-varianti hanno conferito loro una maggiore capacità di eludere la risposta immunitaria sviluppata dopo un’infezione da BA.1, anche in chi ha fatto tre dosi di vaccino. «Questo fenomeno - scrivono - mette in seria discussione l’idea di un’immunità di gregge ottenuta attraverso la vaccinazione contro il virus originario e l’infezione da BA.1 e BA.2». Un’ipotesi che sembrava, almeno temporaneamente, plausibile vista l’alta copertura vaccinale raggiunta in molti Paesi affiancata agli alti tassi di infezione dovute a Omicron.

Oggi il Covid e’ una infezione curabile e facilmente gestibile, se viene fatta da mani e menti esperte”. Cosi’ Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, su Facebook. “Occorre finirla di dare ogni giorno il numero di quelli che hanno il raffreddore o l’influenza dicendo che l’estate sara’ compromessa dall’aumento dei contagi - prosegue - Questo continuo gridare al lupo al lupo non serve a nessuno”. Bassetti spiega che “aumentano le persone che hanno un tampone positivo per SarsCoV-2 con sintomi leggeri (un raffreddore o poco piu’ oppure una classica forma influenzale), ma di casi gravi sia a casa che in ospedale non se ne vedono. 

Qui in Clinica Malattie Infettive sul lato Covid siamo alla totale calma piatta cosi’ come in tutto il resto di Italia”. Dall’infettivologo genovese anche una critica all’alto numero di test eseguiti: “E’ evidente che facendo cosi’ tanti tamponi, anche inutili, qualcuno dei positivi finisca in ospedale ingrossando il numero dei positivi ricoverati. Sono numeri fittizi che non ci danno il polso della situazione reale, un po’ come i soldi del Monopoli. Dobbiamo preoccuparci per questo aumento di contagi? Tornare a chiudere la gente in casa? Mettere nuove restrizioni? Obbligarla a utilizzare nuovamente le mascherine? Ma neanche per sogno”.

“Covid-19 è Covid-19 e influenza è influenza. Non sono uguali. Il carico di malattia e l’impatto sulle strutture sanitarie causato dall’ondata di Omicron lo scorso inverno è stato maggiore di quello causato da una stagione influenzale. In più non conosciamo ancora il carico dovuto al Long Covid. Quindi meglio non confondere le due patologie”, replica l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’Università del Salento. Un altro elemento che l’esperto sottolinea è l’importanza, che permane, delle misure di contenimento: “L’influenza è una patologia importante che finalmente abbiamo tenuto sotto controllo grazie ad una maggiore copertura vaccinale e all’uso diffuso di mascherine. Perché mai dovremmo rinunciare a queste misure di controllo?”, chiede Lopalco.