Omicron rialza la testa con le varianti: in Lombardia 30mila contagiati in una settimana

L’incidenza dei casi è tornata a salire per la prima volta in modo costante dalla revoca dello stato d’emergenza. Neppure il caldo torrido di questi giorni pare arginare la diffusione del virus, i casi gravi segnano comunque un calo

Milano - La Lombardia ha scavalcato la metà di questo giugno torrido contando più di trentamila nuovi contagiati dal coronavirus in una settimana: una media di circa 4.300 al dì, con un picco oltre i seimila martedì scorso e un finale mai sotto i cinquemila (giovedì, venerdì e sabato). È una vigilia d’estate senza precedenti in questa pandemia, se confrontiamo i 5.298 nuovi casi scoperti sabato scorso con 29.942 tamponi e un tasso di positività del 17,6% con i 183 contagiati del sabato corrispondente di un anno fa (19 giugno 2021), appena lo 0,4% di 43.430 tamponi. Ma anche con i 165 positivi individuati in tutta la regione sabato 20 giugno 2020, benché di tamponi all’epoca se ne facessero appena 9.314: la percentuale di quelli positivi era l’1,8%, quasi un decimo di adesso.

Non sono numeri che possano mettere in discussione l’efficacia della vaccinazione: lo stesso sabato di giugno 2020, quando i vaccini erano ancora solo una speranza, nelle terapie intensive degli ospedali lombardi c’erano ancora 54 malati di Covid e altri 1.401 nei reparti. Sabato 19 giugno 2021, con la fase "massiva" della campagna vaccinale appena entrata nel vivo, i lombardi in rianimazione Covid erano 80, più 402 nei reparti. Mentre sabato scorso i positivi al virus in terapia intensiva erano appena 17, più 550 in area medica e soprattutto tra questi ultimi molti non sono in ospedale per il Covid: è uno degli effetti osservati dopo l’ingresso delle ultime varianti supercontagiose, Omicron e consorelle, in una popolazione però vaccinata con almeno una dose per oltre il 90% degli over 5. Nel primo inverno post-vaccini non si son più viste ondate che in pochi giorni mandavano in crisi i pronto soccorso, e l’occupazione Covid dei letti ospedalieri al suo massimo, tra il 20 e il 21 gennaio, era ai livelli che l’inverno precedente aveva nella “tregua” tra un’ondata e l’altra, nonostante fosse l’effetto del record, sinora imbattuto, di oltre 50mila contagi per tre giorni di fila sotto l’Epifania. Cioè dieci volte quelli di adesso, che sono anche il 44% in meno dei circa novemila quotidiani che si contavano nella nostra regione a fine marzo, quando in Italia è stato archiviato lo stato d’emergenza.

Ma è vero che l’incidenza , cioè il numero di nuovi casi che si registrano in sette giorni ogni centomila abitanti, sia in Italia che in Lombardia dall’inizio di questo mese è tornata ad aumentare, e ai ritmi coi quali, invece, diminuiva dalla fine di aprile, dopo essere rimasta a lungo su un plateau oltre i 500 contagi settimanali ogni centomila lombardi: nei bollettini dell’Istituto superiore di sanità la Lombardia è risalita dai 152,7 nuovi casi per centomila di fine maggio a 175,2 la prima settimana di giugno, con un balzo del 50% la successiva arrivando a 262,5 giovedì 16 giugno. Il report di sabato della Regione svela che dopo due giorni l’incidenza è aumentata ancora a 302, e dunque è tornata ai livelli della terza settimana di maggio, con un trend che però, a differenza di un mese fa, adesso è in salita. Di questo nuovo rimbalzo del virus esperti come Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, “incolpano“ le sottovarianti ultradiffusive Omicron 4 e 5, che stanno prendendo piede in Italia. In barba alle temperature che finché circolavano il virus base e la prima variante "preoccupante" Alpha avevano un effetto-freno sui contagi, e proprio mentre il sottosegretario alla Salute Andrea Costa lancia la proposta di eliminare addirittura l’isolamento per i positivi.