Covid, i contagi tornano a crescere: cosa succede?

Omicron arretra mentre la sottovariante BA.2 sale al 44% nel nostro Paese. Ripresa di nuovi casi anche nel Regno Unito, sopra i 500.000 settimanali

Omicron 2

Omicron 2

Cambia la presenza di Omicron in Italia, e non solo. La variante Covid, che fino al 7 marzo scorso, era assolutamente dominante, con una prevalenza stimata al 99,9%, e una variabilità da regione a regione che oscillava tra il 99,2% e il 100%, inizia a essere soppiantata dalla sottovariante BA.2, che è salita al 44,1% nella quasi totalità delle Regioni-province autonome (range 0,0 - 79,7%). Il risultato emerge dall'indagine rapida condotta dall'Iss e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler. 

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In particolare, per l'indagine è stato chiesto ai laboratori di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus. Il campione richiesto è stato scelto dalle Regioni-province autonome in maniera casuale fra i campioni positivi garantendo una certa rappresentatività geografica e, se possibile, per fasce di età diverse. In totale hanno partecipato all'indagine tutte le Regioni-province autonome e complessivamente 117 laboratori regionali e il Laboratorio di Sanità Militare, e sono stati sequenziati 1.984 campioni. L'avanzata della sottovariante BA.2 potrebbe anche essere legata all'aumento dei nuovi casi nel paese, il bollettino Covid oggi ha registrato 76.250 nuovi casi e 165 decessi.

Ripresa di contagi anche nel Regno Unito, che sale sopra i 500.000 settimanali, alimentata secondo gli specialisti - sebbene in misura inferiore rispetto ad alcuni altri Paesi europei - dall'emergente sottovariante di Omicron denominata BA.2 a cui viene ormai ricondotta la maggioranza dei nuovi casi. L'ultimo aggiornamento certificato di 7 giorni in 7 giorni dall'Office for National Statistics britannico (Ons) indica infatti un trend di nuovo in ascesa in tutte le fasce di età e in tutte le nazioni del Regno: con una proporzione di un contagiato ogni 14 abitanti in Scozia e in Irlanda del Nord, uno ogni 20 in Inghilterra, uno ogni 25 in Galles e un rimbalzo pure del totale dei ricoverati negli ospedali (tornato oltre quota 14.000). Ma con effetti molto più contenuti sia sugli ingressi nelle terapie intensive sia sul numero dei morti (un centinaio al giorno quelli censiti, su una media di 70.000 infezioni e 700.000 tamponi quotidiani circa): relativamente stabili grazie all'impatto attribuito soprattutto alle vaccinazioni e alle terze dosi booster di massa.

Un equilibrio ritenuto al momento sufficiente dal governo Tory di Boris Johnson per non rimettere in discussione la fine di tutte le restrizioni decretata in Inghilterra già da diverse settimane (senza più Green Pass o mascherine obbligatorie ove che sia), a cui da oggi si aggiunge anzi la revoca delle ultime imposizioni anche sui test per i non vaccinati che viaggiano sull'isola dall'estero. E per scommettere piuttosto sulla partenza a breve di una nuova campagna di quarte dosi di rinforzo immunitario dei vaccini riservate per ora a ultra 75enni e immunodepressi di ogni età. Una strategia la cui efficacia, secondo l'esecutivo, appare confortata del resto dal fatto che l'Inghilterra mantenga malgrado tutto un tasso di nuovi contagi inferiore a quello della Scozia o di Paesi stranieri che in questi mesi hanno lasciato in vigore qualche residua precauzione vincolante in più.