Omicidio Bozzoli, la ex del nipote: "Giacomo odiava lo zio: aveva un piano per ucciderlo"

Al processo in corso sulla fine dell'imprenditore di Marcheno la donna spiega il complotto: "Era tutto organizzato, lo avrebbe colpito alle spalle"

Giacomo Bozzoli

Giacomo Bozzoli

Sulla scomparsa dell'imprenditore Mario Bozzoli, sparito l’8 ottobre 2015 dalla fonderia di Marcheno, è in corso a Brescia il processo che vede unico imputato, per omicidio volontario con premeditazioone e distruzione di cadavere, il nipote Giacomo.

A testimoniare contro di lui è arrivata in Aula l'ex fidanzata, Jessica Gambarini.  "Aveva più volte palesato odio per lo zio. Mi ha ripetuto più volte che il suo intento era quello di uccidere lo zio", ha ribadito la donna in Tribunale. Gambarini già in incidente probatorio aveva parlato di un presunto piano omicidiario che Giacomo le avrebbe riferito durante la loro relazione. Una ersione confermata anche in sede processuale, con la donna che ha spiegato anche ion cosa consistesse il piano. "Io avrei dovuto prendere la sua auto, transitare in autostrada così il Telepass avrebbe segnato il passaggio dell'auto e lui avrebbe dovuto aspettare lo zio fuori casa. Si sarebbe procurato stivali di un numero più grande, avrebbe aspettato lo zio e lo avrebbe colpito da dietro a sorpresa. Poi si sarebbe nascosto nel bosco e il giorno successivo mi avrebbe chiamato da una cabina telefonica e io sarei dovuta andare a prenderlo".

Poi, è stato il turno dell'altro nipote di Bozzoli, Alex.  "I rapporti con mio zio? Erano buoni, di rispetto. Si lavorava, si guadagnava, avevamo belle auto. Che motivi c'erano per litigare? Anche mio fratello aveva buoni rapporti con lui", ha detto il giovane. Anche lui nizialmente era finito sotto inchiesta per concorso nell'omicidio e poi la posizione è stata archiviata. "Mio zio mi chiamava dieci volte al giorno e se avesse avuto davvero paura non mi avrebbe parlato così tante volte", ha aggiunto. "Nessuno assume più me e mio fratello perché televisivamente siamo stati dipinti come gli assassini, come i delinquenti".

La difesa di Giacomo Bozzoli ha sempre sottolineato come all'accusa di omicidio manchi l'elemento del cadavere: il corpo di Mario Bozzoli infatti non fu mai ritrovato. La supposizione è che il cadavere dell'imprenditore sia stato distrutto, anche se non furono trovate sue tracce nel forno della fonderia.