Omicidio Sabrina Beccalli, in aula le lacrime di Alessandro Pasini: "Non sono un mostro"

Processo d'appello per l'uomo accusato di omicidio volontario. Scontro sulle perizie dei medici legali

Sabrina Beccalli e Alessandro Pasini

Sabrina Beccalli e Alessandro Pasini

Crema (Cremona) - "Non sono un mostro. Mi dispiace. Con Sabrina eravamo amici". Alessandro Pasini piange non appena prende la parola ed è per la prima volta in un’aula di tribunale. Faccia scavata, capelli rasati, ciuffo da Mohicano, parla per circa due ore.

È il giudizio di secondo grado per Pasini, 47 anni, dopo che il 29 ottobre del 2021 il giudice dell’udienza preliminare di Cremona, Elisa Mombelli, lo aveva assolto per non avere commesso il fatto dall’accusa di omicidio volontario dell’amica Sabrina Beccalli. La donna, 39 anni, era morta nelle prime ore del mattino di Ferragosto di tre anni fa, nell’ appartamento in via Porto Franco, a Crema. Pasini era stato condannato a sei anni di reclusione per distruzione di cadavere (il corpo di Sabrina deposto nella Panda della donna, data alla fiamme nelle campagne di Vergonzana) e per l’incendio dell’auto.

Nell’aula della Corte d’Assise d’appello di Brescia è il momento di maggiore emozione. Alle parole di Pasini fa da contraltare la rabbia dolorosa dei fratelli di Sabrina, parte civile con l’avvocato Antonino Andronico. "Esco sennò lo prendo a sberle", sbotta il fratello Gregorio. Simona scoppia in un pianto irrefrenabile fra le braccia della sorella Teresa.

Com’è morta Sabrina Beccalli? Secondo l’accusa per un'emorragia cerebrale seguita a un colpo violento ricevuto al capo, che le provocò due microfratture. Sabrina (era stata all’inizio la difesa di Pasini, assistito dall’avvocato Paolo Sperolini e dall’avvocato Stefania Amato) venne stroncata da un malore dopo aver consumato droga. La ritrovò cadavere in bagno, con il volto  insanguinato.

Le due opposte verità cozzano e collidono nel contraddittorio fra i consulenti delle parti e non solo. Per l’accusa il sostituto procuratore generale Rita Anna Emilia Caccamo mostra una fotografia di Pasini con un graffio sul volto. L’anatomopatologo Cristina Cattaneo, consulente della Procura di Cremona, evidenzia una ferita perforante sul mento della Beccalli, dall’interno verso l’esterno. Una perdita di materiale osseo, una lesione cosiddetta "a stampo", causata da un corpo contundente. Ha una forma circolare che potrebbe essere compatibile con l’anello di ferro fissato sul manico, sporco di sangue, di una roncola trovata nel ripostiglio dell’alloggio. Impossibile stabilirlo, è la replica del medico legale Angelo Grecchi, consulente della difesa.

Nella ricostruzione sono mancati tanti piccoli frammenti ossei e questo spiega così quella sorta di vuoto. Dopo che il corpo era stato bruciato e poi gettato in una discarica perché scambiato per la carcassa carbonizzata di un cane, si è potuto lavorare su ciò che rimaneva di una vita distrutta: 910 grammi, il 32 per cento di 3 chili di un corpo cremato. Le microfratture alla mascella e alla mandibola destra, di natura traumatica e contusiva.

La consulenza Cattaneo ha escluso che siano state provocate dalla caduta, seguita a un mancamento, e dall’impatto contro il bordo della vasca da bagno. Sabrina è stata invece colpita per due volte quand’era ancora in vita. La replica della difesa: le lesioni sono molto vicine, quindi sono dovute a un unico urto, quello contro la vasca. Un malore in seguito a una emorragia interna. La donna aveva assunto cocaina.

Nei 10 grammi dell’encefalo sono state rilevate tre micro emorragie. La cocaina, per definizione, sostiene l’esperto della difesa, ha un’azione inibitoria e livello cerebrale, poi ha un’azione vaso costrittiva, con l’aumento della pressione arteriosa. Quindi non si può escludere che le microemorragie siano state causate da una intosssicazione da cocaina.

Due carabinieri del Ris di Parma ricostruiscono la posizione delle tracce ematiche. Sangue di Sabrina e di Pasini sulle scale e sul lenzuolo. Quello del solo Pasini sul suo monopattino. Sulla roncola il sangue della donna. Tre schizzi lasciati da Sabrina nel ripostiglio. Una traccia abrasa sul lato sinistro del corridoio. Altre tracce abrase.

Sangue a schizzi: Sabrina è stata colpita mentre lottava? Depone Maria, la vicina di casa che alle 5 del mattino sentì una voce femminile urlare "Aiuto, aiuto... no". Secondo la sentenza della piena assoluzione di Alessandro Pasini, se la Beccalli fosse stata davvero rincorsa e colpita più volte, "le urla sarebbero state ripetute e ben più insistenti". La testimone precisa che avvertì un tonfo fortissimo, come un mobile che si abbatte sul pavimento, seguito all’invocazione di aiuto. Non una sola, ma più volte. Erano grida disperate. Il 10 marzo la sentenza.