Nuovo Dpcm: ristoranti, palestre e cinema. Cosa cambia dal 5 marzo

Tra tre settimane scadono alcuni divieti, tra cui quello che riguarda il coprifuoco. Entro quella data il governo dovrà decidere se confermarli o eliminarli

Ristoranti, dal 5 marzo potrebbero riaprire fino alle 22

Ristoranti, dal 5 marzo potrebbero riaprire fino alle 22

Milano, 9 febbraio 2021 - In attesa di sapere se dal 15 febbraio ci si potrà spostare da una regione gialla all'altra dello stesso colore, si guarda già al 5 marzo, data in cui scadrà l'ultimo Dpcm e con lui alcuni divieti che riguardano il coprifuoco, i ristoranti, le palestre, le piscine, i cinema e i teatri. 

In vista del 5 marzo,  "mi piacerebbe essere ottimista" come chi prospetta la fine di alcuni divieti. "Ma temo di dover affermare che da qui ai primi di marzo c'è ancora parecchio tempo, e parecchio virus scorrerà ancora sotto i ponti prima di poter prendere delle decisioni in un senso o in un altro". E' quanto ha spiegato ad ''Agorà' su Rai3 Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, docente all'università Statale del capoluogo lombardo. "Ho dovuto imparare a vivere alla giornata - ha sottolineato - guardando i dati e sapendo che talvolta anche i dati disponibili non sono esattamente rispondenti alla realtà o non immediatamente rispondenti", ha precisato l'esperto, auspicando che ogni provvedimento venga dunque preso sulla base di dati reali. E "dati alla mano", al momento "io ritengo che si sia, una volta di più, tra coloro che son sospesi. Cioè su un crinale che potrebbe essere sempre più stretto, oppure potrebbe forse allargarsi in senso favorevole". Diversi i fattori di cui tenere conto, secondo Galli: dalla situazione negli altri Paesi europei, che per ora "stanno tutti quanti peggio di noi", a "quanto contino le nuove varianti" di Sars-CoV-2 e a "quale influenza potrebbero avere nel breve periodo anche in Italia". C'è però anche da considerare il quadro di stanchezza e di tensione venutosi a creare nel Paese, con "una specie di contrapposizione tra i garantiti del 27 del mese e coloro che invece hanno attività colpite in maniera durissima dalla pandemia. Una contrapposizione molto brutta, come anche quella tra anziani e giovani per molti aspetti". Certo è che "comunque non abbiamo ancora una situazione messa in sicurezza. E questo deve farci pensare - ha ammonito l'infettivologo - altrimenti il 'giallo'" che sta via via colorando tutta l'Italia "ci fa morire di itterizia".

Spostamenti tra regioni dal 15 febbraio? Chi decide e le ipotesi in campo

Coprifuoco a Milano (Ansa)Coprifuoco

Dalle 22 alle 5 è vietato uscire dalla propria abitazione in zona gialla, nessuna eccezione per chi torna al proprio domicilio/residenza o è stato a cena a casa di amici e parenti non conviventi. Non esistono margini di tolleranza, per questo le Forze dell’ordine possono comminare la sanzione amministrativa prevista a chiunque sia in giro dopo le 22. La multa per chi esce senza un comprovato motivo va da 400 a 1.000 euro, elevabile fino alla metà in caso di più violazioni reiterate. Il 5 marzo il coprifuoco scade ed entro quella data il governo dovrà decidere se confermarlo o eliminarlo. 

Ristoranti in crisiRistoranti

Il nodo più ostico riguarda i ristoratori, che hanno visto crollare i fatturati e che invocano la possibilità di alzare le serrande a cena (fino alle 22) nelle zone gialle e, almeno a pranzo, in quelle arancioni. L'idea, che, stando alla voce di Coldiretti, salverebbe l'80% degli incassi dei ristoranti, è di farlo evitando code e servizio al banco, mantenendo l'obbligo della mascherina nei locali, distanziando di un metro tavoli e luoghi di passaggio e limitando a 4 le persone non conviventi che potrebbero sedere alla stessa mensa. Il dibattito è più che aperto, con Roberto Speranza, ministro della Salute in odore di riconferma, che frena e diverse Regioni, Liguria e Lombardia su tutte, che spingono in senso opposto. Qualche giorno fa, il governatore Attilio Fontana ha anche inviato una lettera al governoPer i vertici della Regione - si legge nel documento spedito a Roma - è "importante che tale decisione venga presa al di là della crisi politica in atto" e ciò in relazione "alla situazione di estrema emergenza in cui versa un'intera categoria".  Nello specifico, "alla luce dei dati dell'andamento epidemiologico, della campagna vaccinale ormai entrata nel vivo, nonché della necessità di scongiurare la crisi del settore dei pubblici esercizi, il presidente e l'assessore chiedono formalmente di estendere il periodo di attività fino alle ore 22". Oggi Regione Lombardia ha proposto l'apertura serale dei ristoranti vicini ad alberghi non dotati di cucina.

 

Coronavirus, l'areazione è fondamentale per garantire la sicurezza in palestraPalestre e piscine

Lezioni individuali in palestra e 10 metri quadrati per persona in piscina sono le regole principali stabilite dal Ministero dello Sport e accettate dal Comitato tecnico scientifico per permettere agli impianti sportivi di tornare ad accogliere gli appassionati. Gli scienziati del Cts, infatti, se da una parte vorrebbero allentare la morsa che attanaglia il mondo dello sport amatoriale, dall’altra sono preoccupati per le varianti del virus in arrivo: "Si valuta con molta preoccupazione, in questa fase dell’epidemia sostenuta – scrivono dal Cts – il riscontro potenziale di aggregazioni tra persone all’interno degli impianti sportivi, soprattutto in ambienti chiusi e confinati. Ma si ritiene particolarmente importante il ritorno alla fruizione delle attività fisiche, soprattutto nei soggetti in età evolutiva e negli individui con patologie croniche e negli anziani, nei quali il benessere psico-fisico acquisisce una dimensione fondamentale sullo stato di salute". Fermo restando che gli impianti resteranno chiusi in zona rossa, la proposta del ministero è di immaginare una "riapertura scaglionata delle diverse ed eterogenee discipline sportive di base, improntata al principio di massima cautela". Entrando più nello specifico, "in zona arancione: oltre alle attività consentite nelle aree ‘zona rossa’ (sport individuali all’aperto, ndr), sono consentite nelle palestre, piscine e tensostrutture le attività sportive di base individuali, anche acquatiche, e le attività sportive dilettantistiche non di squadra o di contatto; sono inoltre consentiti gli allenamenti per le attività sportive di contatto e per gli sport di squadra esclusivamente se svolti in forma individuale, nel rispetto del distanziamento e del divieto di assembramento. Consentite le attività sportive e di danza indirizzata ai bambini in età scolare, in coerenza con l’apertura delle scuole". Nelle regioni gialle, invece, "oltre alle attività consentite nelle aree ‘zona rossa e zona arancione’, sono consentiti gli allenamenti per gli sport da contatto e di squadra dilettantistico e di base".

Cinema e teatri, riapertura il 15 giugno (Foto d'archivio Ansa)Teatri e cinema

Ancora nessuna certezza per cinema e teatri. La ripaertura il 6 marzo è in fase di valutazione. Anche in questo caso, dopo la lettera della Regione Lombardia al governo sulla questione ristoranti, ne è stata spedita un'altra. A firmarla questa volta sono stati la vicepresidente e assessore al welfare, Letizia Moratti, e l'assessore alla cultura, Stefano Bruno Galli.  Facile da intuire il contenuto: la richiesta al governo di riaprire i teatri e le sale cinematografiche "alla luce dei dati dell'andamento epidemiologico e della necessità di scongiurare la crisi del settore dello spettacolo e dell'intrattenimento, ma anche soprattutto a tutela del valore della cultura". "Teatri e cinema, insieme con i musei il sabato e la domenica - hanno messo nero su bianco Moratti e Galli - possono e anzi devono essere riaperti, pur con tutte le misure di prevenzione che garantiscano un distanziamento in totale sicurezza, e nel rispetto del coprifuoco fissato per le ore 22". "Ridiamo vitalità alla cultura nelle nostre città - l'auspicio dei due assessori lombardi -, consentendo ai giovani, alle famiglie e a tutti i cittadini nel complesso di riappropriarsi di momenti di arricchimento culturale e di socialità. Solo facendo leva sui luoghi della cultura, che costituiscono un presidio territoriale fondamentale - hanno concluso -, è possibile ricostruire le nostre comunità".