No Vax e non solo: paura degli aghi e la speranza di un vaccino spray o a cerotto

Lo Stato sembra aver ignorato il tema psicologico, ma esistono delle alternative valide

Vaccino a stampo (Lloyd Mann/University of Cambridge)

Vaccino a stampo (Lloyd Mann/University of Cambridge)

Esistono alternative ai vaccini “comuni” tramite siringa? Sì. Potrebbero aiutare ad aumentare il numero di vaccinati? Anche. Ma per ragioni di logistica e, forse, di mancanza di volontà politica, queste alternative, ad oggi sono ancora molto rare.

“Si prega di avvisare se si ha paura degli aghi”: il cartello esposto nel laboratorio di analisi non lascia alcun dubbio. Chiedo all’infermiera se si tratta di una dinamica comune. Lei commenta: “è molto comune, specialmente negli uomini, sia per esami del sangue che per vaccini o altre iniezioni. Sembra sia una questione genetica”. Effettivamente diversi studi di medicina e psicologia comportamentale hanno dimostrato, negli anni, un’associazione della paura degli aghi e/o al farsi somministrare sostanze a ragioni evolutive e genetiche, in sostanza, a ragioni di sopravvivenza.

Esiste anche una paura al “lasciarsi andare” e farsi toccare da soggetti esterni. Si stima che circa il 10% degli americani, e il 4% dell’intera popolazione soffra di una o più di queste fobie e uno studio realizzato dall’Università di Oxford conferma gli stessi dati sul Regno Unito. Un tema di cui si è parlato poco, ma che non può essere ignorato, rispetto all’attuale situazione sanitaria e alla campagna vaccinale, e che potrebbe portare a nuove soluzioni.

 

Daniele e Francesco: la paura degli aghi e quel vaccino rimandato

Daniele (nome di fantasia) è un membro delle forze dell’ordine di poco più di trent’anni, lavora in Lombardia e fino a quando l’obbligo vaccinale non ha riguardato la sua categoria, ha evitato di vaccinarsi proprio per la paura degli aghi. “Non sono contro i vaccini, anzi, volevo lasciarli agli altri” racconta scherzando. Francesco è un volontario della Croce Rossa. Anche lui ha la stessa condizione, ma come volontario è stato tra i primi a sottoporsi al vaccino lo scorso anno: “mi hanno accompagnato 5 amici, conoscevo il medico e mi ha messo a mio agio, ma è stato molto difficile per me e fare più dosi non aiuta”.

Il tema psicologico sembra stato completamente ignorato dallo Stato, eppure una condizione psicologica o medica dovrebbe sollecitare le attività dei policy-makers per identificare strade che possano portare all’obiettivo finale: vaccinare tutta (o quasi) la popolazione per ridurre i rischi di esternalità negative sociali e finanziari.

Le alternative all’ago: cerotti e spray nasali

Il vaccino di protezione dal Covid-19 potrebbe presto assumere altre forme: negli Stati Uniti già da molti anni viene somministrato uno spray nasale contro l’influenza stagionale, si tratta di un vaccino “attenuante”, chiamato Live attenuated influenza vaccine (LAIV) il cui obiettivo è ridurre gli effetti del virus.

Esistono anche alternative, rare, all’ago vero e proprio, come la somministrazione senza ago (sperimentale) effettuata a Messina, una sperimentazione che prevede l’uso di un micro-laser e, infine, di speciali cerotti. “Abbiamo chiesto al G20 la distribuzione di vaccini termostabili, in polvere, per i paesi che hanno difficoltà a conservare i sieri nei frigoriferi per ragioni climatiche o logistiche” - racconta Martina Rogato, Sherpa dell'engagement group Women 20 del G20. I vaccini termostabili sono prodotti in polvere, e possono essere somministrati per spray o compressa. Questa istanza è portata avanti da tempo dalla scienziata Ilaria Capua e, già nel 2018, la Commissione Europea aveva avviato un finanziamento di cinque milioni di euro per lo sviluppo di vaccini con questa tecnologia.

La tecnologia sembra esserci, i benefici anche. Restano temi di costi, produzione, logistica e volontà politica. La corsa per le alternative alla somministrazione tradizionale è aperta.