Tragedia funivia del Mottarone, "corse di prova con i turisti a bordo"

Ma il legale di Tadini smentisce: "In cabina, solo addetti o manutentori". E intanto chiede l'incidente probatorio

Il salvataggio dei passeggeri sulla seconda cabina

Il salvataggio dei passeggeri sulla seconda cabina

Stresa (Verbania), 3 giugno 2021 -  "I forchettoni visti con i passeggeri a bordo e le corse di prova per testare la sicurezza venivano fatte con i turisti in cabina". Emergerebbero ulteriori e ancor più particolari inquietanti dai verbali degli interrogatori degli addetti alla funivia del Mottarone precipitata lo scorso 23 maggio. Una tragedia con 14 vittime e un solo sopravvissuto: il piccolo Eitan. Ma gli addetti avrebbero aggiunto anche che si faceva così perché "Tadini voleva così" e alcuni hanno confessato anche" di non aver mai fatto un corso di formazione". Pochi minuti fa è arrivata anche la risposta dell'avvocato Marcello Perillo, il legale di Gabriele Tadini arrivato in Procura Verbania per concordare le modalità di un sopralluogo alla cabina. "I "forchettoni" sono stati adoperati per il giro a vuoto o per la manutenzione, ma mai con gente a bordo. Se in cabina si vedono delle persone - ha aggiunto il legale - secondo Tadini si tratta di addetti alla funivia o manutentori".

Incidente probatorio

Intanto nella giornata odierna, al tribunale di Verbania, il difensore di Gabriele Tadini, ha chiesto l'incidente probatorio per fare luce sulle cause della sciagura del Mottarone. "E' la soluzione migliore e la più garantista. Permette, fra l'altro, di andare avanti senza procedere per tentativi". Il procuratore Ornella Bossi, nei giorni scorsi, aveva annunciato che intendeva svolgere l'attività con la formula dell' "accertamento tecnico irripetibile". Secondo l'avvocato, l'incidente probatorio dovrà essere disposto «prima della rimozione della cabina dal luogo dell'incidente.

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L'inchiesta

Con la rimozione della cabina dal luogo del disastro e dopo un vertice in Procura di ieri, è partita la maxi-consulenza che servirà a chiarire la dinamica della tragedia. Attesi nell'inchiesta nuovi interrogatori  e molto probabilmente altri  indagati. Ieri, 2 giugno 2021, carabinieri hanno continuato a raccogliere le testimonianze del personale della funivia. Si tratta degli operatori che, su ordine del caposervizio Gabriele Tadini, ora ai domiciliari, in alcuni casi non avrebbero rimosso i forchettoni che bloccavano il freno di emergenza. Una scelta voluta per evitare la chiusura dell'intero impianto che però sarebbe una delle cause della tragedia.  La conseguenza sarebbe l'iscrizione nel registro degli indagati: un reato ipotizzabile, il concorso nella rimozione volontaria di cautele contro gli incidenti.  Che i forchettoni non venissero rimossi è una certezza confermata da Tadini stesso. Intanto il procuratore Olimpia Bossi intanto sta valutando se ricorrere al tribunale del riesame contro l'ordinanza con il gup ha rimesso in libertà gli altri due indagati, il gestore Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio. Gli accertamenti tecnici ora sono concentrati sul capire che cosa sia realmente accaduto il 23 maggio. Di che natura era, inoltre, il guasto lamentato da Tadini? Il caposervizio ha parlato di un rumore caratteristico della perdita di pressione proveniente dal sistema frenante. Ma i manutentori non avevano trovato niente. Per rispondere serve un atto che il codice di procedura chiama "accertamento tecnico irripetibile" e che prevede avvisi di garanzia ai soggetti (persone fisiche, aziende, enti pubblici) potenzialmente da coinvolgere in modo che a loro volta scelgano i loro esperti di fiducia. Sarà anche necessario accedere nella carcassa della cabina e recuperare ancora diversi frammenti. Operazioni  laboriose che lunedì saranno precedute da un nuovo sopralluogo. 

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Il filmato

Un video girato da un passeggero della funivia Stresa-Mottarone trasmesso in esclusiva dalla Tgr del Piemonte mostra il salvataggio delle cinque persone che il 23 maggio, la domenica della tragedia, si trovavano a bordo dell'altra cabina, quella che stava rientrando verso la stazione di Stresa. Il filmato mostra i passeggeri, tra cui una bambina, mentre sono calati a terra passando da un'apertura sul pavimento della cabina e portati in salvo con un verricello. La cabina 4 era rimata bloccata vicino a fine corsa a valle. 

Il cavo spezzato

L'impiego massiccio dei cosiddetti  forchettonì durante la corsa della funivia del Mottarone potrebbe avere scaricato una tensione eccessiva sulla fune e, quindi, la rottura all'altezza dell'attacco del carrello. È una delle numerose ipotesi al vaglio dei consulenti della procura di Verbania. Gli accertamenti tecnici sono piuttosto laboriosi e richiederanno, fra l'altro, un accesso all'interno della cabina. Lunedì è prevista una seconda ispezione.

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I forchettoni

Non è insolito che i forchettonì, una volta disinseriti, restassero posati sul tetto della cabine.  L'emittente tedesca Zdf ha fatto avere agli inquirenti le immagini realizzate da uno svizzero, appassionato di funivie, che mostrano le cabine in movimento e, ben visibili, i forchettoni. Non è ancora del tutto chiaro, però, se siano applicati alle ganasce del freno di emergenza. "Una volta rimossi - aveva spiegato giorni fa un dipendente ascoltato come testimone, E.R. - i ceppi (così vengono anche chiamati tra i lavoratori - ndr) andrebbero depositati per terra, ma per comodità e consuetudine vengono lasciati sulla pedana di ispezione presente sul carrello superiore della cabina e percorrono quindi i vari tragitti insieme ad essa".