Addio a Demetrio Volcic, uno dei grandi del nostro giornalismo

Demetrio Volcic, nato nel 1931 è stato un giornalista e politico italiano. In RAI è stato uno dei più celebri corrispondenti da Praga, Vienna, Bonn e soprattutto da Mosca

Demetrio Volcic

Demetrio Volcic

Il giornalismo italiano perde un altro dei suoi protagonisti. E' morto all'età di 90 anni Demetrio Volcic, volto RAI molto popolare che è stato corrispondente da Praga, Vienna, Bonn e sopratutto Mosca nel periodo della Guerra fredda. Uomo gentile e coltissimo, ha saputo raccontare agli italiani il mondo che c'era dietro alla Cortina di ferro come pochi altri sono stati in grado di fare. Era nato a Lubiana, nel 1931, ma aveva poi studiato a Trieste.

La carriera giornalistica

La sua carriera giornalistica iniziò nel 1956 proprio in RAI e nel 1964 diventa inviato speciale da Trieste. Quattro anni dopo viene promosso corrispondente dall'estero incarico che, in diverse città chiave, ricoprirà fino al 1993. Come inviato a Mosca ha raccontato agli italiani l'Unione Sovietica e le sue trasformazioni (famosa la frase che solitamente usava per iniziare i suoi servizi dalla capitale sovietica "fa freddo qui a Mosca") fino al suo ritorno in Italia come Direttore del TG1 dal 1993 al 1994. Nel 1995 è stato coordinatore della redazione giornalistica del progetto di radio all news CNR ed anche docente dei corsi di Dottrine politiche e Politica internazionale presso l'università di Trieste. Nel 2006 gli è stata conferita la laurea magistrale honoris causa in Relazioni Pubbliche dall'università di Udine. Nel 1996 lascia definitivamente la carriera giornalistica per la carriera accademica e politica.

La carriera Politica

Dal 22 dicembre 1997 al 29 maggio 2001 ha ricoperto l'incarico di Senatore della Repubblica Italiana , eletto nelle liste del Partito Democratico della Sinistra, subentrato per elezione suppletiva a Darko Bratina, deceduto il 23 settembre 1997. Dal 20 luglio 1999 al 19 luglio 2004, eletto nelle liste dei Democratici di Sinistra, è stato membro del Parlamento Europeo, facendo parte del gruppo del PSE e ricoprendo l'incarico di membro effettivo della commissione affari regionali e trasporti e di membro supplente della commissione affari esteri, diritti dell'uomo, la sicurezza comune e la politica di difesa. Inoltre, è stato vicepresidente della delegazione alle commissioni parlamentari di cooperazione UE-Armenia, UE-Azerbaigian e UE-Georgia, nonché relatore per l'ingresso nel 2004 dei dieci nuovi Paesi membri dell'Unione europea, con la responsabilità sul processo di avvicinamento della Slovenia all'UE.

Un professionista ed un uomo di immensa cultura

Ho avuto il piacere di conoscere Demetrio Volcic quando ero un giovane cronista alle prime armi. Arrivò come responsabile della redazione di CNR, un ambizioso progetto di radio di sole notizie al quale presi parte. Lo conoscevo già come corrispondente da Mosca e lo stimavo tantissimo. Averlo come direttore, per me che stavo iniziando questo mestiere, era come avere Carlo Cracco come insegnante per chi vuole diventare uno chef. Arrivò in redazione il primo giorno e subito si dimostrò una persona umile e disposta a condividere con noi giovani cronisti tutta la sua esperienza. Ci raccontava, come fossero episodi di vita comune, i suoi tanti incontri (e le abbondanti bevute di vodka) con Michail Gorbaciov e con altri potenti della terra. E ci insegnava regole semplici per scrivere, che ancora oggi ricordo perfettamente. Spesso mi diceva: "Riscrivi questo articolo, così è troppo complesso, lo deve capire anche tuo cugino di 12 anni". Questa frase credo di ripeterla ancora oggi ai giovani con i quali ho il piacere di lavorare. 

Aveva una capacità innata di trasformare in storie appassionanti quelli che sono stati episodi fondamentali della storia. Oltre ad essere un giornalista simbolo, Demetrio Volcic era anche un uomo con un umorismo non comune. Aveva sempre la battuta pronta e spesso dava le notizie proprio sotto forma di battute. Aveva una sua idea di giornalismo, molto semplice e diretta e ci raccomandava di avere sempre rispetto degli ascoltatori. Il mondo delle fake news e dei social network era ancora molto lontano dall'arrivare e il giornalista le notizie doveva ancora andarsele a cercare e poi saperle raccontare.

Ricordo, con grande piacere, il momento in cui decise che voleva adottare un software di riconoscimento vocale per poter dettare i suoi articoli al computer invece che scriverli. Io, già allora, ero un grande appassionato di nuove tecnologie e quindi mi chiamò nel suo ufficio e mi disse: "Devi aiutarmi ad imparare come si usano questi programmi perché voglio aggiornarmi ed essere più efficiente". Venne a casa mia 4 o 5 volte per delle "lezioni pratiche". Io gli facevo vedere come funzionava il programma, dettavo delle frasi al Pc ed immediatamente a montior apparivano le parole che avevo pronunciato. Poi provava lui ma il computer non capiva bene quello che lui diceva e faceva errori terribili perché Demetrio Volcic aveva un accento vagamente "slavo" che il software faceva fatica a capire. Alla fine, tra l'arrabbiato e il deluso, decise di abbandonare l'idea di usare questi strumenti moderni e mi disse: "E' roba per voi giovani, che volete tutto e subito. Noi vecchi giornalisti siamo abituati a ritmi diversi e non abbiamo mai avuto fretta di raccontare il mondo. Continuerò a farlo usando carta, penna e al limite la mia macchina da scrivere".

Con la sua scomparsa, oggi, scompare anche un modo di fare giornalismo che ormai in pochi ricordano. Leggetevi qualche suo libro per capire cosa significa.