Morti sul lavoro, un anno orribile in Lombardia. Tra le vittime anziani e irregolari

Il 2021 è stato funestato da gravissimi infortuni, che hanno colpito un po’ tutte le province: 45 i decessi. In edilizia molti over 60 con mansioni a rischio. Una sola donna deceduta: una colf senza contratto

Rimozione della gru a Torino, incidente costato la vita Marco Pozzetti e Roberto Peretto

Rimozione della gru a Torino, incidente costato la vita Marco Pozzetti e Roberto Peretto

Milano, 27 dicembre 2021 - "E' salito sul tetto ma, non intendendosi con il manovratore alla guida del mezzo, rimaneva agganciata una catena che in fase di sollevamento ha fatto inclinare la baracca sbalzandolo a terra". Poche righe per descrivere una tragedia, nel rapporto ufficiale sul primo infortunio mortale sul lavoro dell’anno che si sta per concludere. La prima vittima, lo scorso 12 gennaio, è un operaio di 62 anni dipendente di una società impegnata nei cantieri dell’ospedale Buzzi a Milano. Le ultime prima di Natale, decedute per il crollo della gru costato la vita a tre operai a Torino, sono Marco Pozzetti e Roberto Peretto, residenti nel Milanese e in trasferta in Piemonte. In mezzo 12 mesi funestati da gravissimi infortuni che hanno colpito tutte le province lombarde lasciando famiglie distrutte, una scia di dolore e rabbia. Il Registro regionale degli infortuni mortali, alimentato dalle Ats, conta 45 decessi, in media circa quattro al mese.

È aggiornato fino al caso dello scorso 18 dicembre, quando un camionista macedone è stato schiacciato da un cancello in un’azienda agricola a Soncino, nel Cremonese. Per ognuno una breve relazione, una cartina tornasole di irregolarità ed errori, ma anche di un sistema che soprattutto nell’edilizia costringe ultrasessantenni a lavori ad alto rischio. C’è "l’inadeguatezza delle reti anticaduta precedentemente installate a protezione dei lucernari" dietro il volo dal tetto di un capannone costato la vita a un operaio 36enne impegnato nella bonifica dell’amianto in una ditta a San Paolo d’Argon, nella Bergamasca, lo scorso 10 agosto. Tre giorni dopo a Domaso, sul lago di Como, muore folgorato un pensionato di 68 anni.

Dai primi accertamenti "non risultava avere alcun rapporto di lavoro né con l’azienda agricola committente né con l’impresa edile individuale che all’interno della vigna stava eseguendo lavori di costruzione di muri". Figurano nel rapporto come "irregolari" anche un 41enne schiacciato da un forno per la pizza a Parabiago, nel Milanese, lo scorso 4 dicembre, e il 60enne che il 7 luglio è precipitato mentre stava effettuando lavori di tinteggiatura a Sarezzo, nel Bresciano. Fra i casi c’è un allevatore ucciso dall’attacco di un lama a Montano Lucino, in provincia di Como, e un bracciante cinese che in Lomellina è stato colpito da un malore in una risaia. Tragedie dimenticate e casi che hanno scosso le coscienze – come la morte di Emanuele Zanin e Jagdeep Singh, che stavano rifornendo una cisterna di azoto liquido nei laboratori Humanitas di Pieve Emanuele – senza però innescare un cambiamento. Solo una donna fra i 45 morti. Si tratta della collaboratrice domestica di origine filippina Aizza Dungca, 34 anni. Era precipitata da una finestra a quindici metri da terra della casa nel centro di Milano dove lavorava come colf, senza un contratto regolare. "A terra – si legge nel rapporto – in prossimità del cadavere era presente uno straccio".