Lavoro: mai così tanti morti in Lombardia, la regione a basso rischio

Le vittime denunciate dall’Inail sono 107 nei primi undici mesi del 2021. Ma l’incidenza in relazione al totale degli occupati risulta la minore d’Italia

I soccorritori intervenuti durante un incidente sul lavoro nel Varesotto

I soccorritori intervenuti durante un incidente sul lavoro nel Varesotto

Milano - Ci sono due classifiche. Due graduatorie che fotografano angolature differenti della Lombardia alle prese con l’emergenza delle morti sul lavoro. C’è quella delle 107 vittime accertate dall’Inail da gennaio al 30 novembre 2021, che fanno della regione lombarda quella più colpita dagli incidenti mortali durante l’attività lavorativa. E c’è quella che valuta il rischio, mettendo in relazione il numero di vittime agli occupati. Questa graduatoria relativa all’incidenza colloca la Lombardia - unica insieme alla Calabria - in fascia bianca.

L’analisi è dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, che ha adottato per l’emergenza lavoro lo stesso schema a colori ormai in vigore da un anno per la pandemia da Covid-19. Dal bianco al rosso a seconda di quanto in ogni regione il valore dell’incidenza media sia superiore o inferiore rispetto a quelle medio nazionale di 38,5 morti ogni milione di lavoratori occupati "Manca ancora un mese al bilancio definitivo di fine anno e sono già 1.116 i morti sul lavoro nel 2021. Un dramma che non conosce fine – sottolinea Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio – . Ma i numeri assoluti non bastano a definire l’emergenza nel Paese. Perché è l’indice di incidenza della mortalità, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa a descrivere correttamente e obiettivamente l’emergenza, regione per regione. Ed è così che la Lombardia - che conta il maggior numero di vittime in Italia, ma anche il maggior numero di persone occupate - è anche quella più sicura, perché l’incidenza di mortalità è la più bassa d’Italia".

Brescia, con 26 morti su oltre mezzo milione di occupati (dati Istat), è la 42esima provincia per incidenza, con un indice di 47,5 (numero di infortuni mortali ogni milione di occupati). È l’unica in Lombardia a superare l’incidenza media nazionale di 38,5. Pavia è 65esima, con un indice di 30,5 (7 vittime su 229.779 occupati), Bergamo 73esima con un’incidenza di 27 (13 morti su 482.196 occupati), Sondrio 76esima con 2 vittime su 75.385 occupati e un indice di 26,5, Varese 80esima con un’incidenza di 24: 9 decessi su 374.991 occupati. Emblematico il caso della Città metropolitana di Milano, che con 35 morti rappresenta la maglia nera della regione. Un primato che non corrisponde però al livello di rischio definito dall’Osservatorio di Mestre: 23,7, calcolato sugli oltre 1,4 milioni di lavoratori occupati. Seguono Como - 83esima con un’incidenza pari a 23 (6 vittime su 260.774 occupati) - e Mantova, 85esima con 22,6 (4 decessi su 177.187 occupati). Cremona, con 2 morti sul lavoro su 144.823, è 97esima, con un’incidenza di 13,8; Lecco 99esima, con un indice di poco inferiore: 13,4, risultato di 2 decessi su 144.823 occupati.

Le province meno bersagliate dagli infortuni sono Monza Brianza e Lodi. La prima conta una sola vittima su 387.154 occupati, con un indice di 2,6 che vale la 105esima posizione nella graduatoria nazionale. Lodi fa meglio risultando l’unica provincia senza morti, almeno fino a novembre.