"Mascherine abolite al chiuso? Una follia". Cartabellotta non ha dubbi

Il presidente della Fondazione Gimbe contrario su alcuni provvedimenti anti-Covid introdotto il 1° aprile prossimo

"Sino a quando la circolazione del virus rimarrà così elevata, ritengo personalmente una follia abolire l'obbligo di mascherina al chiuso per due ragioni: innanzitutto, per l'elevatissima contagiosità della variante Omicron, e ancor più di Omicron 2; in secondo luogo, perché la protezione del vaccino nei confronti del contagio è limitata (circa 60%) e declina rapidamente. Ragionevole, invece, la graduale uscita dal Green Pass, che ha ormai esaurito il compito primario di spinta alle vaccinazioni». Mentre la per scuola «l'abolizione delle quarantene da contatto inevitabilmente rappresenterà un volano all'aumento dei casi. Con l'attuale livello di circolazione virale, insieme alla bassa copertura vaccinale della fascia 5-11 si poteva aspettare la fine dell'anno scolastico senza cambiare le regole, anche per verificare l'impatto delle misure vigenti su un arco temporale adeguato". Così all'ANSA il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta sulla roadmap delle riaperture che, commenta, "è stata annunciata in una fase di massima tranquillità e pianificata durante la fase di iniziale di risalita della curva epidemiologica, con tutte le incertezze sull'entità della ripresa della circolazione virale e, soprattutto, del suo impatto sugli ospedali". Sulla quarta dose per tutti, ribadisce Cartabellotta "al momento non ci sono evidenze disponibili per raccomandarne, o meno l'utilizzo: da un lato bisogna monitorare il declino dell'efficacia vaccinale nei confronti della malattia grave, dall'altro aspettare dati più robusti, oltre che il pronunciamento dell'Ema". E sugli scenari futuri, infine, "difficile al momento - afferma Cartabellotta - tracciare gli scenari per l'autunno, perché ci sono troppe variabili che condizioneranno la circolazione del virus e l'impatto sugli ospedali: dall'aumentata circolazione virale nella stagione fredda all'emergenza di nuove varianti; dal declino della protezione vaccinale, in particolare nei confronti della malattia grave, ai comportamenti individuali che, indipendentemente dagli obblighi, influenzano in maniera rilevante la diffusione del virus".