Marmolada, le ricerche. Il numero dei dispersi scende a 5: tutti italiani

Gli operatori: "Mercoledì o giovedì entreremo anche nei crepacci, per noi non sara’ difficile". Trovati altri resti

Le operazioni di ricerca delle persone coinvolte nel crollo del ghiacciaio della Marmolada con i droni dei Vigili del fuoco permanenti e del Soccorso alpino proseguiranno per l'intera giornata. Le operazioni via terra saranno effettuate solo per il recupero di eventuali ritrovamenti effettuati dai droni, per garantire l'incolumità degli operatori. Si è tenuta una riunione di coordinamento tra tutte le forze coinvolte nella gestione dell'emergenza. L'intera montagna in territorio trentino è chiusa, secondo quanto previsto dall'ordinanza del sindaco di Canazei, Giovanni Bernard. 

La quarta vittima identificata

La quarta vittima identificata della slavina sulla Marmolada è una donna originaria di Levico Terme, in provincia di Trento. 

Cambia il numero dei dispersi

Intorno alle 15.30 la notizia che fa ben sperare: i dispersi non sono otto, ma "solo" cinque, tutti italiani. Tre ancora i corpi da identificare. Poco dopo le 14 erano invece scesi a 8 i dispersi dopo il crollo del seracco sommitale in Marmolada. Ieri il numero era 13: tra i cinque individuati anche il ragazzo trentino di 30 anni di Fornace ricoverato in prognosi riservata a Treviso, ma che non sarebbe in pericolo di vita. All'ora di pranzo il numero dei dispersi era sceso a 11. Si tratterebbe di due cechi, la cui auto era rimasta parcheggiata da domenica. Il bilancio ufficiale delle vittime resta fermo a 7. Allo stesso tempo si è saputo che durante le ricognizioni svolte in mattinata con i droni lungo la via normale della Marmolada, oltre a effetti personali, sono stati trovati anche altri resti di dispersi. Lo ha comunicato il presidente nazionale del soccorso alpino Maurizio Dellantonio.

La ripresa delle ricerche

Erano riprese alle 8 le ricerche dei 13 dispersi nella tragedia di domenica pomeriggio sulla Marmolada che ha provocato 7 morti e 8 feriti. Causa pericolo di ulteriori crolli di ghiaccio la zona e' interdetta e, quindi, nessun soccorritore risalira' il ghiacciaio a piedi. Questa mattina sulla Marmolada le condizioni meteo sono nettamente migliorate. Le squadre di soccorso  sono tornate in azione con elicotteri, droni ma anche sonar per cercare di individuare i cellulari delle persone disperse. “Ogni giorno troviamo qualcosa ma non troviamo persone intere, troviamo pezzi di persone",  dice da Passo Fedaia, Luigi Felicetti, guida alpina di Campitello di Fassa.

Le operazioni di ricerca delle persone coinvolte con i droni dei Vigili del fuoco permanenti e del Soccorso alpino proseguiranno per l'intera giornata. Le operazioni via terra saranno effettuate solo per il recupero di eventuali ritrovamenti effettuati dai droni, per garantire l'incolumità degli operatori. È ora in corso una riunione di coordinamento tra tutte le forze coinvolte nella gestione dell'emergenza. L'intera montagna in territorio Trentino è chiusa, secondo quanto previsto dall'ordinanza del sindaco di Canazei, Giovanni Bernard.

Indumenti recuperati

Intanto, alcuni indumenti, non si sa se riconducibili alle vittime del disastro  o a reperti precedenti, sono stati individuati stamani nel corso delle ispezioni con droni. Lo ha riferito ai giornalisti Fausto Zambelli, assistente di volo del nucleo elicotteri della Provincia di Trento. Zambelli ha riferito inoltre che "si vedrà ora se e come recuperare questi reperti, e se questo significhi che vi sono delle vittime o se appartengono a escursioni storiche precedenti".

Felicetti è stato uno dei primi soccorritori giunti domenica sul ghiacciaio della Marmolada dopo il distacco del seracco della calotta ghiacciata che ha causato una strage di escursionisti. "Mercoledi’ o giovedi’ entreremo anche nei crepacci, per noi non sara’ difficile, sara’ un gioco. Ricordero’ per sempre un’immagine terrificante”, aggiunge. Il bilancio ufficiale è fermo a 7 vittime, 8 feriti e 13 persone disperse, di cui dieci di nazionalità italiana.

“L'elicottero della Guardia di Finanza ha sorvolato la zona con uno strumento sofisticato alla ricerca di cellulari accesi o spenti”, ha detto Felicetti.  La temperatura è scesa a 4-5 gradi nella notte sul Passo Fedaia, la seconda dopo la strage degli escursionisti spazzati dal crollo del seracco della calotta del ghiacciaio sommitale di Punta Rocca sulla Marmolada, la ‘Regina delle Dolomiti’, la montagna simbolo delle Alpi orientali.

Una tragica raccolta

I reperti delle persone che vengono rinvenuti sul ghiacciaio ma soprattutto sulla roccia sottostante della Marmolada vengono portati allo palazzo del ghiaccio Gianmario Scola di Alba di Canazei. All'interno dello stadio, essendo gia' stata posata la pista ghiacciata, presso la palestra e' stata allestita la camera ardente. Spiega il presidente del Corpo nazionale del soccorso alpino, Maurizio Dellantonio, "i reperti importanti che non solo ossa, vengono prima fotografati, poi recuperati e caricati a bordo dell'elicottero, quindi tutti catalogati e posti all'interno della cella frigorifera".  I reperti più rilevanti per le identificazioni "sono ossa non scarnificate, un pezzo di mano con un anello, tatuaggi, comunque reperti che possano consentire al riconoscimento di una persona".

Il proprietario del rifugio

Aurelio Soraruf, proprietario del rifugio Castiglioni e da anni gestore della Capanna Punta Penia ai margini del ghiaccio, racconta all’Agi le sue impressioni dopo aver udito e visto la valanga. “Verso le 14 ho sentito un forte rumore e alzando la testa abbiamo visto questa massa di ghiaccio venir giu’ dalla cresta di Punta Rocca. Sapendo che andava ad interessare il tragitto della salita alla vetta di Punta Penia, abbiamo subito pensato che stava succedendo qualcosa di molto grave"."Era evidente - dice poi - anche perche’ a quell’ora le persone scendono dalla montagna oppure chi era in prossimita’ del ghiacciaio per godersi il panorama”. Soraruf vive in questo posto da 50 anni “ma - spiega - una tragedia di queste dimensioni con un simile distacco di ghiaccio. Lo sci estivo a Pian dei Fiacconi non esiste piu’ da 25 anni mentre nel ghiacciaio superiore tutto e’ finito nel 2004”. In mattinata Soraruf e’ salito in quota in elicottero per chiudere, forse definitivamente, il rifugio Capanna Punta Penia. “Sono andato a chiudere la Capanna per portare a valle cio’ che poteva deperire e il pensiero e’ stato: chissa’ quando ritorneremo”. Soraruf ricorda un convegno del 2018. “Eravamo qui al passo Fedaia con i glaciologi di tutta Italia e dicevano che nell’arco dei prossimi vent’anni il ghiacciaio non ci sarebbe piu’ stato, se non saranno 20, saranno 25 oppure 15 ma basta vedere la velocita’ di arretramento. 

La cabinovia non funziona piu’, il rifugio Pian dei Fiacconi e la stazione a monte dell’impianto nel dicembre 2020 sono stati investiti da una valanga”. Rispondendo alla domanda se questa tragedia cambiera’ il turismo sulla Marmolada, Soraruf ha detto, “la Marmolada restera’ per sempre la ‘Regina delle Dolomiti’ e per chi ha esperienza non e’ una montagna difficile da salire”.