Il "manifesto"di Milano: parità di genere, si comincia dalla scuola

La partecipazione femminile al mondo della scienza e delle professioni tecniche è ancora pesantemente ostacolata da stereotipi di genere

La partecipazione femminile al mondo della scienza e delle professioni tecniche è ancora pesantemente ostacolata da stereotipi di genere. Nel mondo solo il 31 per cento di donne opera nel settore dell’intelligenza artificiale e appena il 14 in quello del cloud computing. Dietro agli squilibri di genere in ambito tecnico-scientifico ci sono fattori sociali, culturali ed economici che comportano differenze nelle aspettative relative al proprio ruolo nella famiglia e nel mercato del lavoro. Pregiudizi che possono avere un ruolo cruciale nell’influenzare inclinazioni, preferenze o valori rispetto alle abilità scientifico-matematiche delle ragazze. Per aumentare la presenza femminile in queste materie è necessario agire su più fronti.

Non è un caso che in Europa la maggior parte degli interventi siano concentrati sull’istruzione e sul sostegno a una maggiore interazione tra sistema scolastico e universitario e sistema produttivo. È anzitutto un problema di opportunità socio-economiche: gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un’accelerazione dell’innovazione tecnologica e da profondi mutamenti nella struttura produttiva e nel mercato del lavoro, in Italia in generale e in Lombardia in particolare, con una forte crescita della domanda di competenze tecnico-scientifiche che non trova riscontro in un incremento dell’offerta di profili professionali adeguati. Nella diffusione della cultura scientifica, specialmente nell’universo femminile, il nostro Paese sconta infatti un gap storico. La polarizzazione di genere diventa ancora più evidente nei percorsi professionali. Le differenze proseguono anche nelle scelte dei percorsi universitari. In Lombardia più della metà degli iscritti all’università è donna; invece, tra gli iscritti ai corsi di laurea Stem hard (quelli che comprendono scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) lo è solo uno studente su tre. Eppure, secondo uno studio dell’European Institute for Gender Equality, colmare il divario di genere in queste discipline favorirebbe un grande aumento dell’occupazione nell’Ue e contribuirebbe a un importante aumento del Pil pro-capite. Molto apprezzabile, a questo riguardo, l’iniziativa presentata a Milano, alla Notte europea dei ricercatori, da Fondazione Bracco: «Mind the Stem gap». Un manifesto che ha l’obiettivo di favorire l’accesso delle ragazze a quelle discipline. E che parla a tutte le persone che a vario titolo fanno parte della comunità educante che circonda bambine e bambini, ragazzi e ragazze e influenza la loro vita. Mette in rilievo principi chiave, che toccano aspetti fondamentali dello sviluppo della persona. Quella dell’educazione è una partita strategica in cui ognuno di noi gioca un ruolo importante e può farsi motore di cambiamento.