Manager di Soncino trovato morto, la Turchia “frena” sulle indagini

La famiglia ha nominato un avvocato a Istanbul, ma le autorità non collaborano

Il padre di Alessandro Eligio Fiori per le strade di Istanbul con un’amica

Il padre di Alessandro Eligio Fiori per le strade di Istanbul con un’amica

Soncino, 29 aprile 2018 - Un mese dal ritrovamento di Alessandro Fiori, riapparso senza vita sulle rive del Bosforo, a Istanbul, dopo 16 giorni di ricerche. Un avvocato turco è stato incaricato dalla famiglia di seguire le indagini e gli sviluppi a Istanbul, per cercare di evitare l’insabbiamento o i depistaggi in merito al caso del manager soncinese di 33 anni scomparso misteriosamente in Turchia, dopo essere stato derubato e dopo essere sparito, fagocitato in una città di 15 milioni di abitanti. E i sospetti dei familiari in merito all’operato della polizia turca sembrano prendere corpo, perché il legale locale lamenta scarsa collaborazione. Secondo gli inquirenti il caso sarebbe risolto: Alessandro Fiori sarebbe morto per un malore che l’ha fatto finire nel Bosforo il 26 aprile e sarebbe stato ritrovato il 28. Inoltre, il tassista che lo ha portato in albergo è stato denunciato per il furto dei soldi e del cellulare del soncinese, ma nei suoi confronti non c’è l’accusa di omicidio o di rapimento, che invece appaiono per lo meno degne di indagini.

In attesa dei risultati della doppia autopsia, turca prima e italiana poi, risultati previsti per la fine di giugno, restano particolari importanti sui quali indagare. Per esempio, chi ha tentato di prelevare 8mila euro con il bancomat di Fiori, il 13 marzo, giorno della scomparsa. E quale valenza possano avere le segnalazioni arrivate alla famiglia dopo la trasmissione televisiva turca che equivale al nostro “Chi l’ha visto”. Le uniche segnalazioni supportate da immagini risalgono al 13 marzo, quando Fiori è stato ripreso in un locale mentre paga la consumazione e poi cammina in un mercato. Dopo solo dichiarazioni alla televisione. Il padre Eligio è volato in Turchia venerdì 16 marzo alla ricerca del figlio. È stato nell’albergo dove Alessandro ha dormito una sola notte e dove ha subìto il furto da parte del tassista. Ha trovato in un cestino fuori dall’hotel portafogli, documenti e cellulare del figlio, ha saputo che il tassista era salito in camera con Alessandro e che ne era uscito (dopo averlo derubato), una decina di minuti dopo. Poi c’è l’improbabile ricovero in ospedale del 15 marzo. Improbabile perché la prima cosa che il padre ha fatto è stata una ricerca presso tutti gli ospedali della città, senza ricavarne nulla.

Infine, le segnalazioni che vogliono Fiori disperso in città, ma una persona che vaga senza soldi in un posto a lui straniero per una decina di giorni, mangiando chissà cosa e dormendo chissà dove, sembra impossibile che non attiri l’attenzione della polizia o di qualcuno che lo indichi alle forze dell’ordine. Più verosimile che si debba tornare al tassista, che tenta o fa tentare il prelievo da 8mila euro, non ce la fa ma capisce che questa persona ha disponibilità e quindi cerca di approfittarne. Come? In proprio o vendendolo. Fin tanto che il rumore che la trasmissione provoca diventa assordante e chi ha per le mani il manager decide di sbarazzarsene. Resta la grande ferita alla testa, una ferita da lama molto ampia. Potrebbe essere stata causata dalle pale di un motoscafo, ma potrebbe non essere la causa della morte, che sarebbe avvenuta prima del tuffo nel Bosforo. Ipotesi che solo le autopsie potranno chiarire, anche se c’è da scommettere che i risultati delle due indagini non combaceranno.