Le mani della mafia sulle scommesse online: 336 indagati

Catania, blitz della Guardia di Finanza: giro d'affari stimato in 80 milioni. A tirare le fila il clan Santapaola-Ercolano

L'operazione delle Fiamme Gialle

L'operazione delle Fiamme Gialle

Catania - Una illecita raccolta e gestione delle scommesse sportive online realizzata attraverso una piattaforma di gioco su internet non autorizzata a operare in Italia, attribuendone la proprietà a una società maltese per occultare il legame con il nostro Paese e le connessioni con la criminalità organizzata siciliana. È quella scoperta dall'operazione "Doppio gioco" della Guardia di Finanza del comando provinciale di Catania che, in collaborazione con lo Scico di Roma, ha eseguito misure personali restrittive nei confronti di 23 persone: 12 destinatarie di custodia cautelare in carcere, due degli arresti domiciliari e nove della misura interdittiva dell'esercizio dell'attività commerciale. Sono indagati, a vario titolo, per esercizio abusivo di gioco e scommesse, evasione fiscale, truffa aggravata, autoriciclaggio.

La Procura distrettuale contesta anche l'aggravante di avere favorito il clan mafioso Santapaola-Ercolano. Dall'inchiesta, coordinata dalla Dda di Catania che ha indagato 336 persone, è emerso che l'organizzazione criminale aveva anche allestito un illecita raccolta di  scommesse "da banco" sull'intero territorio nazionale, attraverso una rete di agenzie collegate per la trasmissione dati alla piattaforma di gioco. Le indagini hanno permesso di accertare che soltanto una parte minima delle scommesse avveniva online, mentre la maggior parte delle puntate è stata effettuata in presenza e pagate in contanti. Nel corso degli accertamenti, i militari del nucleo Pef della Guardia di finanza di Catania hanno sequestrato quasi 180mila euro occultati nel doppio fondo di un'auto. L'operazione è stata ripresa in video e audio dalla Guardia di Finanza. Il giro d'affari è stimato in oltre 80 milioni di euro, somma complessiva per cui è stato eseguito un sequestro di beni che, secondo l'accusa, sono stati comprati riciclando i proventi delle scommesse: disponibilità finanziarie per 62 milioni in Italia, Polonia e Malta, fabbricati e terreni Puglia ed Emilia Romagna, e una società di ristorazione in Germania.