Migranti e prostituzione: dalla Lombardia alla Nigeria il fiume di soldi delle gang

Affari d’oro dei “cult” africani: prima in Sicilia, poi sono risaliti al Nord. Per radicarsi

Dalla Lombardia alla Nigeria il fiume di soldi delle gang

Dalla Lombardia alla Nigeria il fiume di soldi delle gang

Milano, 21 luglio 2019 - Un fiume di denaro che parte dalla Lombardia e arriva in Nigeria. Rimesse dalla regione verso il Paese africano che l’anno scorso sono aumentate del 164% rispetto al 2017. Soldi tra i quali si nascondono anche i proventi delle attività illegali, senza considerare il denaro che viene portato all’estero di nascosto e non lascia tracce. Un dato che viene riportato nell’ultima relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, indicatore di un fenomeno allarmante.

«La consistenza dei rendimenti derivanti dalle attività di questi gruppi criminali – si legge nella relazione – si può desumere anche dagli indicatori delle rimesse di denaro verso l’estero». Denaro sporco, mimetizzato tra i soldi guadagnati con il duro lavoro da stranieri in Italia. La Dia rivolge particolare attenzione alla mafia nigeriana: «Tribale e spietata, è difficile da decifrare nelle dinamiche interne» anche a causa «della componente mistico-religiosa, a codici di comportamento ancestrali e a un uso indiscriminato della violenza». Un’organizzazione, ribattezzata “cosa nera”, suddivisa in fazioni o “cult” e sempre più radicata a Milano e in Lombardia, dove i residenti provenienti dalla Nigeria hanno registrato una crescita del 13.9% tra lo scorso gennaio e lo stesso periodo del 2018. Sono oltre 16mila su un totale di 117mila in Italia, senza considerare i clandestini che sfuggono alle statistiche. E le bande si arricchiscono con lo spaccio di droga e lo sfruttamento della prostituzione, con l’immigrazione clandestina e il racket dell’elemosina.

Dalla Sicilia e dalla Campania sono risalite lungo la penisola, radicandosi nelle città del Nord. Si è estesa anche in Lombardia, in provincia di Bergamo, l’operazione condotta dalla Squadra mobile di Bologna, che ha inferto un duro colpo al cosiddetto “cult Maphite” attivo al Centro-Nord. Acronimo di “Maximum Academic Performance Highly Intellectuals Train Executioner”, Maphite si è consolidato negli anni ‘90 in Nigeria come confraternita. L’origine risale agli anni ‘80, all’ambiente universitario, così come quella di gruppi rivali come Eiye, Black axe, Vikings. Una mafia cresciuta nell’ombra per anni, che ha imparato a convivere con le altre organizzazioni. In Italia gli affiliati sarebbero 5mila. In Lombardia, si legge nella relazione della Dia, «parrebbero sussistere forme di non belligeranza, secondo cui ogni aggregazione criminale straniera si insedierebbe in definiti contesti territoriali». Il business della prostituzione garantisce affari d’oro a organizzazioni albanesi, nigeriane e anche cinesi, che controllano i centri massaggio. «L’immigrazione clandestina africana rappresenta il primo tassello di un più vasto mosaico delittuoso – conclude la Dia – che si completa con lo sfruttamento dei migranti e, in particolare, con lo sfruttamento della prostituzione attraverso un modello collaudato che garantisce agli un consistente flusso di denaro».