La mafia avanza in tutta Lombardia. Estorsioni e usura, boom di minacce

Seconda regione per il radicamento della ’ndrangheta, preoccupa il ritorno di Cosa Nostra. Nessuna provincia è "libera": crescite significative a Mantova e Como dove si fanno affari con la Svizzera

Un’avanzata non sempre silente e pacifica, segnata da un fenomeno di intimidazione strisciante e di violenza a bassa intensità: così la Lombardia è diventa la seconda regione di ‘ndrangheta d’Italia. "Ma lo Stato non sta a guardare", sottolinea il professor Nando Dalla Chiesa, direttore dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano che, per conto della Regione e in collaborazione con Polis, ha elaborato il nuovo Monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia basato su inchieste giudiziarie e delle forze dell’ordine ed interviste, aggiornato al 2021.

Oltre alla ‘ndrangheta, si nota un ritorno, che gli inquirenti ritengono significativo, di Cosa nostra siciliana, mentre si colgono tendenze a emulare il modello mafioso da parte di alcune organizzazioni criminali straniere. Gli analisti hanno attribuito un rating alle varie province, da 1 a 5, dove 1 rappresenta la massima minaccia mafiosa, definita in relazione alle caratteristiche proprie della realtà settentrionale. Si nota subito che nessuna provincia lombarda ha il punteggio minimo, 5, che denota la quasi inesistenza della minaccia.

Sondrio e Lodi sono a 4: la mafia non è assente, ma c’è un tessuto pronto a denunciare. Si accentua, invece, un forte dinamismo mafioso tra Varese, Lecco e Como: quest’ultima passa dal livello 2 a 1, il massimo. "La loro funzione – scrivono i ricercatori – sembra diventare via via più importante negli anni. Senz’altro per il livello di radicamento raggiunto e la ormai conclamata stabilità delle ‘famiglie’ calabresi che le presidiano, con evidenti processi di ricambio generazionale. Ma anche per una nuova funzione di cerniera operativa da esse svolta (specialmente da Varese e Como) verso la Svizzera: meta, quest’ultima, di nuovi e rapidi spostamenti da parte dei clan, vuoi per meglio sfuggire alla repressione sul territorio lombardo vuoi per innestare nuove ‘colonie’ nel complessivo tessuto della propria diffusione europea". All’attenzione degli investigatori e degli analisti si impone il ruolo dell’area sud-orientale della regione, in particolare di Cremona e di Mantova, che sta dimostrando segni di permeabilità.