Long Covid, tampone negativo ma mai guariti. "I disturbi non finiscono, i soldi sì"

Intervista a Morena Colombi che ha fondato su Fb un gruppo cui hanno aderito oltre 15mila persone nelle sue stesse condizioni

Morena Colombi

Morena Colombi

Truccazzano (Milano) - Morena Colombi è stata la paziente 1 della Martesana, l'area che da Milano Est arriva alla provincia di Bergamo. A più di un anno dal contagio e dalla guarigione l'odissea non è finita. Lei si è segnata la data in cui l'incubo è cominciato: 14 febbraio 2020. “Il Covid mi perseguita. E come me migliaia di persone”. Perché troppe volte si tace sul fatto che molti dal Coronavirus non guariscono mai per davvero, pur risultando negativi da un bel pezzo al tampone.

Come sta?

“Ho appena fatto la biopsia alla tiroide. Ho cominciato ad avere problemi a luglio. Credo sia un altro "regalo" del virus. Ma servono ricerche. Un numero sempre maggiore di persone ha conseguenze inaspettate, all'inizio. Adesso, però, i casi si moltiplicano e gli specialisti si interrogano”.

Long Covid?

“Esatto. Negativi al tampone, ma con strascichi infiniti. Dolori muscolari, stanchezza cronica, fatica a respirare. Farei prima a dire cosa non ho”.

Ha fondato un gruppo su Facebook che riunisce le persone come lei.

“'Noi che il Covid l'abbiamo sconfitto' è arrivato a 15.500 iscritti. L'estate scorsa è bastato un messaggio sui social per raccogliere in poche ore centinaia di visualizzazioni. Ho capito che avevo aperto una breccia. Non mi sono più fermata”.

Cosa chiedete?

“Cure ed esenzioni. Non abbiamo più i soldi per accertamenti e medicine. Costano troppo e nessuno ci aiuta. Manca un programma di sorveglianza a lungo termine che chiarisca gli effetti della polmonite su chi è costretto a convivere con tante ripercussioni. Vorremmo che qualcuno si occupasse di noi. Oggi, nessuno sa cosa deve fare. Mancano studi, si procede a tentoni”.

Vaccino?

“Dicono che dobbiamo fare solo una dose. Io però non ho ancora avuto la mia. Se potessi lo farei subito. L'idea di essere contagiata di nuovo mi terrorizza. Sars-CoV2 vuol dire problemi di salute, di lavoro, di prospettiva. Un disastro”.

Potrà mai dimenticare?

“No. Questa è un'esperienza che segna nel profondo. C'è un prima e c’è un dopo. L'isolamento mi ha messo a dura prova, posso solo immaginare cosa abbia vissuto chi è finito intubato in rianimazione. Adesso siamo più soli di prima. Sono passati 14 mesi, ma l’odissea è tutt'altro che conclusa”.