Lombardia, Fontana studia nuove chiusure per evitare la zona rossa

Regione e sindaci a confronto per altre aree di arancione rafforzato. Nel Bresciano 1.325 casi 24 ore, ospedali in crisi

Il presidente della Regione Attilio Fontana pronto a firmare nuove ordinanze

Il presidente della Regione Attilio Fontana pronto a firmare nuove ordinanze

Milano - Oggi potrebbe essere il giorno della firma di nuove ordinanze da parte del governatore Attilio Fontana. In Regione Lombardia le valutazioni sono in corso già da ieri sera. E se il condizionale resta d’obbligo, le certezze sono due. La prima: eventuali nuovi provvedimenti andranno a colorare altri Comuni lombardi ed altre province di arancione scuro o arancione rafforzato, che dir si voglia. Tradotto: a Palazzo Lombardia si esclude il ricorso alle fasce rosse. Da qui la seconda certezza: il varo delle nuove ordinanze avrebbe una funzione preventiva, avrebbe lo scopo di minimizzare il rischio che il Comitato Tecnico Scientifico nazionale e il Ministero della Salute, dopo il consueto monitoraggio del venerdì, possano decidere di istituire in Lombardia non una fascia ma una zona rossa. Ci si muove sul filo.

La situazione più critica è quella di Brescia e provincia, già inserite in fascia arancione scuro, che nelle ultime 24 ore ha fatto contare il maggior numero di nuovi positivi: 1.325 in tutto, più di Milano e hinterland, che seguono a 1.026 contagi, 431 dei quali solo nel capoluogo. A seguire la provincia di Monza e Brianza, con 356 nuovi positivi, quella di Varese e Como con, nell’ordine, 296 e 295 casi. Subito dietro Pavia con 279 nuovi contagiati e Bergamo con 249. Ma non è un caso che Guido Bertolaso, consulente della Regione Lombardia per la campagna vaccinale, ieri, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Lombardia, sia partito proprio dalla situazione di Brescia e di Milano per spiegare perché, a suo avviso, non solo la Lombardia ma tutto il Paese si avvicinino alla zona rossa:

"Molte rianimazioni sono piene di casi Covid – ha fatto sapere Bertolaso –: all’ospedale nella Fiera di Milano ci sono 57 ricoverati a cui segue quello di Brescia che ne conta 30". Nel complesso, i lombardi ricoverati in terapia intensiva sono 30 in più rispetto a martedì, per un totale di 506. Quelli ricoverati nei reparti Covid sono 137 in più rispetto all’altro ieri per un totale di 4.545 letti attualmente occupati. Quanto ai decessi se ne sono contati 60 nelle ultime 24 ore. Il tasso di positività resta stabile: 8,2% ieri a fronte dell’8,9% di martedì. Un contesto , quello appena descritto, che va rivalutato anche alla luce del decreto governativo, il primo dell’esecutivo guidato da Mario Draghi, che entrerà in vigore sabato 6 marzo e che ha introdotto un nuovo parametro in base al quale i governatori possono decidere di chiudere o no le scuole, un parametro legato all’incidenza dei nuovi casi.

Se la chiusura delle scuole è d’obbligo in zona rossa, nelle zone arancioni o gialle i governatori possono decidere altrettanto nel caso in cui riscontrino un’incidenza settimanale dei contagi superiore ai 250 nuovi positivi ogni 100mila abitanti. Ad oggi le province lombarde che sforerebbero questo parametro sono sei: Brescia, Como, Mantova, Monza e Brianza, Lecco e Cremona. Tradotto: oltre 1 milione di studenti lombardi sarebbero costretti alla didattica da remoto. Le province di Milano e Pavia sono di poco sotto la soglia. Ieri Fontana ha predicato prudenza: "Bisogna aspettare che ci arrivino i dati dal CTS, a quel punto si potranno fare le valutazioni del caso, ora stiamo monitorando giornalmente la situazione". Ma al tempo stesso ha aggiunto: "Laddove si dovesse presentare la necessità di fasce arancioni scuro, le faremo".