Covid, Fontana: "Peggiorano tutti i parametri, andiamo verso la zona rossa"

Attesa per l'incontro col governo su nuove misure anti contagio. Indagine regione Lombardia rivela: alta percentuale di infettati nella fascia che va dai 14 ai 19 anni

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana

Milano, 11 gennaio 2021 - Non usa giri di parole il governatore lombardo Attilio Fontana per indicare la gravità della situazione sul fronte Covid in Lombardia: "Secondo i nuovi parametri introdotti dal governo ci stiamo sicuramente avvicinando alla zona rossa. Mi auguro che questi numeri si invertano" ha detto stamani il presidente della regione a Sky TG24, citando l'indice di contagiosità, l'Rt passato all'1,24 in Lombardia. "Stiamo peggiorando e la situazione va monitorata e tenuta sotto controllo. Spero che l'indice Rt, come i ricoveri in ospedale calino, ma questo è solo un auspicio, se non avverrà il rischio della zona rossa è più che concreto". In particolare preoccupa il nuovo parametro anti contagio che scatterebbe per le regioni che superano la soglia dei 250 contagiati ogni 100mila abitanti che il governo vorrebbe introdurre dal 15 gennaio per definire le zone rosse. Per Fontana "il problema è che tutti questi parametri dovrebbero avere una loro omogeneità, per cui bisognerebbe che non venissero introdotti uno con l'esclusione di un altro, ma con più chiarezza".

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Continui cambi di colore non danno stabilità

Fontana oggi avrà un incontro con il Governo per capire quali sono le nuove condizioni per cui si viene inseriti nelle zone e discutere di eventuali nuove misure per contenere i contagi. Ma intanto torna a criticare la ripartizione adottata per contenere la diffusione del virus: "L'ondeggiamento fra zone gialle, arancioni e rosse non porta a una stabilità. Credo che con i nostri tecnici dovremmo concentrarci sull'individuazione di quei comportamenti che sono assolutamente da escludere, di quelle  attività che sono da non svolgere e ciò consentirebbe forse un comportamento più equilibrato, non così altalenante. Così si può sapere con alcuni mesi di anticipo - ha concluso - cosa si può fare e cosa no". Anche l`introduzione dei tamponi rapidi è un argomento che merita maggiore discussione" ha aggiunto Fontana, sottolineando: "io stesso ho chiesto di valutare dati più vicini nel tempo e non dati riguardanti due o più settimane fa".

Vaccinazione in ritardo? Non è una gara

Facendo poi il punto sulla campagna vaccinale in Lombardia, Fontana ha puntualizzato: "Non c'è un ritardo perché questa non è una gara a chi arriva prima. Anzi, chi arriva prima rischia di trovarsi in difficoltà. Abbiamo concluso con il commissario Arcuri un accordo in base al quale dovremo finire il primo giro di vaccinazioni il 28 gennaio e il 28 gennaio finiremo il primo giro di vaccinazioni. Poi dovremo fare il richiamo per cui, dato che deve essere svolto fra il 19esimo e il 23esimo giorno, dovremo avere la certezza di avere le altre dosi di vaccino, altrimenti c'è il rischio di aver fatto il primo giro e di non averlo per il secondo perché si è arrivati troppo presto. E quindi dover ripartire da capo". La Lombardia ha quindi tenuto le dosi per il richiamo "per essere sicuri che se iniziamo una operazione, la portiamo a termine. Io non capisco perché si debba in ogni caso creare una sorta di competizione che non ha senso".

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Scuole chiuse: questione più grave a livello sociale

In merito poi all'allungamento dei tempi della Didattica a distanza, che oggi porterà nuovamente in piazza gli studenti per due manifestazioni di protesta, Fontana ha precisato: "Le scuole chiuse sono la questione più grave dal punto di vista sociale. Abbiamo fatto tutto quanto ci è stato richiesto dal governo, anche per quanto riguarda i trasporti. Avevamo fatto un progetto assolutamente preciso e ben fatto. Siamo tutti consapevoli dell'importanza delle lezioni in presenza. L'improvviso peggioramento dei numeri ci ha però costretto a cambiare opinione sulla riapertura. Ci dispiace, è un lavoro anche abbiamo buttato via anche noi". Tutti quanti noi siamo convinti della necessità che la scuola si svolga in presenza, ma non possiamo neppure negare le risultanze che emergono da numeri, dati e le preoccupazioni di medici e scienziati". Fontana ha spiegato come "l'attenzione verso il mondo della scuola e in particolare degli studenti sia particolarmente alta e costante da parte di tutti". "E' chiaro - ha concluso - che se ci fosse un passaggio alla zona rossa si proseguirebbe automaticamente con la didattica a distanza al 100% per la scuole superiori".

L'indagine: alta percentuale infettati tra 14 e 19 anni

Fontana ha poi motivato il prolungamento della Dad con gli esiti di una recente indagine svolta in Regione Lombardia, che ha evidenziato come "ci sia un'alta percentuale di infettati nella fascia che va dai 14 ai 19 anni. Sono tutte persone pauci sintomatiche, asintomatiche o senza alcun tipo di sintomo che però possono contribuire a diffondere il virus. Io e tutti i miei colleghi governatori siamo assolutamente convinti della necessità che la scuola si svolga in presenza, è assolutamente evidente che non possiamo continuare a lasciare i ragazzi a casa. Ciò non toglie tuttavia che non possiamo negare le risultanze che emergono dai numeri e dalle preoccupazioni che tutti nostri medici e scienziati evidenziano. Non possiamo scindere le due esigenze".