La Lombardia (per ora) resta gialla

L’indice di contagio appena sotto l’1 salva la regione. Fontana: siamo intervenuti con limitazioni localizzate per contenere i contagi

Letizia Moratti e Attilio Fontana in un momento felice

Letizia Moratti e Attilio Fontana in un momento felice

Milano, 21 febbraio 2021 - La Lombardia resta gialla, in virtù di un Rt di 0.95, in calo di due centesimi di punto rispetto alla scorsa settimana, e di una classificazione di rischio "moderata" nel monitoraggio della Cabina nazionale di regìa. Il Pd sogna la zona bianca e la consigliera regionale Carmela Rozza presenta una mozione per chiedere "di riprendere il tracciamento e coi tamponi molecolari" (è stato il Ministero della Salute a chiedere, dal 15 gennaio, l’inserimento di quelli rapidi nei bollettini quotidiani), sottolineando che "oggi in Lombardia stiamo facendo almeno centomila tamponi molecolari in meno a settimana rispetto a novembre".

Non è necessariamente un brutto segno, dato che i test aumentano durante le ondate pandemiche, aumentando le persone con sintomi. Sono aumentati anche negli ultimi due giorni in Lombardia (ieri 51.894 tamponi hanno scoperto 3.724 nuovi positivi), ma non può essere considerato un andamento. I ricoverati per Covid (373 in terapia intensiva e 3.733 nei reparti) si mantengono stazionari, e la Lombardia rimane gialla in un’Italia un po’ più arancione, punteggiata di "fasce rosse" che riguardano anche gli oltre 55mila lombardi abitanti a Bollate, Castrezzato, Mede e Viggiù, “confinati“ fino a mercoledì prossimo con le massime misure previste a Dpcm vigente più la chiusura delle scuole a seguito di focolai con varianti del coronavirus. "Siamo intervenuti con limitazioni localizzate per contenere meglio, tracciare e isolare", rivendica il governatore Attilio Fontana, per "mantenere la Lombardia il più possibile libera da restrizioni". Rivendica "il lavoro e lo sforzo organizzativo dell’assessorato al Welfare e la puntuale raccolta dei dati" che "hanno permesso di mantenere la regione in zona gialla" la sua vice Letizia Moratti, all’indomani della conferma che sostituirà Marco Trivelli, il dg della seconda ondata da otto mesi al timone del Welfare, col veneto Giovanni Pavesi, sinora direttore dell’Ulss 5 Ovest Vicentino, a partire da lunedì.

«Il Veneto ha un modello sanitario territoriale molto avanzato, può innovare quello lombardo", ragiona Emanuale Monti, presidente leghista della commissione Sanità del Pirellone; mentre la scelta di un “papa straniero” lascia perplesso l’ex assessore Giulio Gallera, che osserva come "tra i dirigenti del sistema lombardo, nel pubblico e nel privato accreditato, si sarebbero potute trovare valide risorse".