Lombardia, patto per la sicurezza in quota

Siglato accordo tra Soccorso alpino e Regione: «La montagna va rispettata»

Il presidente del Cnsas lombardo Gianfranco Comi e l'assessore Foroni

Il presidente del Cnsas lombardo Gianfranco Comi e l'assessore Foroni

Milano, 26 luglio 2019 - L'emergenza in condizioni estreme. È il cuore dell’attività del soccorso alpino lombardo che in estate vive il suo periodo «caldo» in tutti i sensi. Sulle montagne si avventurano in tanti e purtroppo c’è chi lo fa con una certa leggerezza. «Permangono casi di persone che si approcciano alla montagna senza un’adeguata preparazione e abbigliamento, e senza alcuna conoscenza dei luoghi» sottolinea Gianfranco Comi, presidente regionale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (Cnsas). «L’imprudenza è pericolosa, la montagna esige rispetto» rincara Comi che, 61enne e originario di Chiesa in Valmalenco, è dentro al soccorso alpino da 33 anni.

I numeri diffusi ieri, in occasione di una nuova convenzione fra Regione e Cnsas Lombardia per migliorare la sicurezza degli interventi, fanno riflettere: 60 vittime nel 2018 sulle vette lombarde, già 38 quest’anno (al 15 luglio). Il Cnsas Lombardia, in virtù di una convenzione con l’Areu, opera in tutti i casi di intervento nel territorio montano e nelle zone impervie, oltre che nell’ambiente ipogeo. Missioni che mobilitano 905 operatori di soccorso (le donne sono 52), fra i 18 e 70 anni, distribuiti in quattro zone alpine, corrispondenti alle province montane, più una dedicata al soccorso speleologico. Nella squadra anche 44 infermieri, 33 medici e 18 unità cinofile. L’operatività è 24 ore su 24, su input della centrale del 112. Può essere la ricerca in superficie nei boschi, per recuperare il cercatore di funghi che si è perso. Ma il soccorso in montagna può avvenire sulla vetta, in parete, su un ghiacciaio, in caso di valanga. Oppure nelle cavità sotterranee. Secondo i dati diffusi dal Cnsas Lombardia, nel 2018 sono state effettuate 1.267 missioni (erano 1.280 nel 2017), la stragrande maggioranza (912) in elicottero. La causa principale di incidente è la caduta (36%), a seguire malore (12%) e al terzo posto la perdita di orientamento (8%). Quest’anno (il contatore è fermo al 15 luglio) ci sono state 586 missioni, di cui 437 in elisoccorso.

Nel 44% dei casi a causa di una caduta. Per il servizio alpino regionale ieri è arrivata una bella notizia: al Pirellone è stato firmato un accordo con regione Lombardia. Al Cnsas è riconosciuto un contributo pari a 150.000 euro nel triennio 2019-2021, soldi che serviranno per reperire elicotteri aggiuntivi e migliorare i sistemi di radiocomunicazione. «Con questa convenzione - ha commentato il governatore Attilio Fontana – regione Lombardia vuole rendere più sicura la preziosa attività dei soccorritori in ambienti impervi». «Ci è sembrato giusto - ha aggiunto l’assessore regionale al Territorio e Protezione civile Pietro Foroni - pensare anche ai soccorritori che, una volta che sono intervenuti con l’elisoccorso, poi corrono rischi concreti anche a discendere».

Capitolo costi. La normativa regionale in vigore dal 2015 prevede la gratuità del soccorso per tutti i casi sanitari. C’è invece un esborso a carico dell’utente qualora «non sussista la necessità di prestazioni sanitarie» precisa il numero uno del soccorso alpino lombardo. Le tariffe sono diverse, si parte da 39 euro all’ora se interviene un’ambulanza, con l’elisoccorso il prezzo sale. Se si è residenti in Lombardia le tariffe sono il 30% in meno mentre diventa un’aggravante l’imprudenza che prevede un esborso del 30% in più. Il massimo esigibile è compreso fra 420 euro e 780 euro.