Laghi e monti, in Lombardia 255 impianti a fune. Tenerli in sicurezza è un’impresa

Funivie o semplici seggiovie messe in crisi dal ritiro della neve e dai costi di manutenzione per i Comuni

La cabina precipitata a Stresa

La cabina precipitata a Stresa

Milano - In montagna o in mezzo alle città, a strapiombo sui laghi o fra le forre di una montagna. Cabine grandi, doppi fili di trazioni, o un seggiolino agganciato a una singola fune: la Lombardia è costellata di 255 impianti di risalita, la gran parte dei quali datati e complessi da gestire, alcuni chiusi anche da anni. Incidenti, come nel caso della funivia di Curiglia, dove la morte del conduttore durante un’ispezione nel 2018 ha portato al fermo della struttura e all’isolamento quasi medievale della frazione di Monteviasco; crisi di presenze, che ha portato alla insostenibilità economica seggiovie e cabinovie di località prealpine dove la neve non cade più neppure d’inverno; piccoli Comuni che non hanno i soldi per rifare gli impianti, anche se sono l’unico accesso per i turisti. 

Mantenerli in esercizio è spesso un azzardo e se le strutture funzionano non è detto che qualcuno si presenti per i posti di manovratore: poco pagati, vita isolata non sono un incentivo. Eppure, eccettuati gli impianti sciistici fuori esercizio, le potenzialità turistiche di queste strutture potrebbero essere immense. Pigra, nel Comasco, è raggiungibile dal Lario solo attraverso stradine di montagna difficili e strette, e da Argegno ci si impiegano quasi quaranta minuti. La funivia che collega la città lungo la riva del lago al balcone che ci si affaccia con un balzo di 653 metri chiuse i battenti lo scorso anno dopo 49 anni di esercizio. E l’annuncio era: "Fino a data da destinarsi".

Delusione e disagi per i residenti, costretti a rinunciare a un mezzo essenziale per muoversi in tempi accettabili verso il lavoro e la scuola. Ma il Comune ora prova a lavorare per la riapertura. Attive le funivie nella Provincia di Lecco: quella per i Piani d’Erna, quella per i Piani di Artavaggio e quella per il Pian delle Betulle; attiva anche la struttura bresciana che collega Malcesine al Monte Baldo, nel Bresciano. Per funzionare, oltre alle revisioni quinquennali che sono di fatto profondi restauri, con sostituzione di parti essenziali dell’impianto, le funivie devono essere sottoposte anche a controlli periodici, strumentali e a vista. L’impianto fra Stresa e il Mottarone aveva subito entrambi i passaggi, l’ultimo l’anno scorso. A Curiglia, invece, fu proprio durante un’operazione di controllo del manovratore che avvenne il tragico incidente che portò al blocco.