Rischio lockdown totale contro le varianti: le decisioni e gli scenari possibili

Nelle prossime ore si tornerà a discutere dell'opportunità di attuare misure che limitino la circolazione delle persone

Milano deserta causa Covid-19 durante la prima ondata

Milano deserta causa Covid-19 durante la prima ondata

Milano, 16 febbraio 2021 - I dati dei contagi da Covid sono sostanzialmente stabili da giorni ma in Lombardia e in Italia si sta diffondendo la variante inglese che preoccupa gli esperti. Se infatti la situazione epidemiologica in questo momento non sta registrando un'impennata di contagi e di ricoveri c'è il timore che il virus (come successo nelle prime 2 ondate) circoli sottotraccia e possa manifestare i suoi effetti fra 2 o 3 settimane. Per questo c'è chi dall'Istituto superiore di sanità chiede un lockdown totale per bloccare sul nascere la diffusione delle varianti.

Gli scenari

Continuare con una strategia a zone (gialle, arancioni e rossse) andando a intervenire con misure restrittive laddove si rilevino dei focolai o chiudere tutto subito per bloccare sul nascere la diffusione delle varianti, di quella inglese in particolare. Si giocherà su queste due strategie il braccio di ferro fra i due fronti. Il primo mira infatti a non infliggere un'ulteriore penalizzazione alle attività economiche già duramente colpite dalla crisi generata dalla pandemia. Il secondo valuta invece che sia più importante bloccare la diffusione delle varianti (varianti che hanno una mortalità superiore) e accelerare sulla vaccinazione in modo da immunizzare il maggior numero di persone. Un po' come quello che hanno deciso di fare nazioni come Israele e l'Inghilterra.

Lockdown nazionale? I pro e i contro

Non ha dubbi Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, che avverte: "Tutte le varianti sono temibili e non vanno sottovalutate ma quella inglese, la più diffusa in Italia, è risultata essere anche lievemente più letale". La cosiddetta variante Gb, ha spiegato Ricciardi, che è anche direttore del Dipartimento di Scienze della Salute della Donna, del Bambino e di Sanità Pubblica presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, "sta facendo oltre mille morti al giorno in Gran Bretagna. A fronte di questa situazione di pericolo alcuni Paesi hanno già optato per la chiusura drastica. L'Italia è in ritardo, e penso avremmo dovuto prendere misure di chiusura già 2 o 3 settimane fa". Per questo, l'unica soluzione per fermare la pandemia è, secondo Ricciardi, adottare un lockdown totale ma limitato nel tempo, che preveda pure la chiusura delle scuole ed escludendo solo le attività essenziali.  Dello stesso parere il professor Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova:  "La variante inglese è già nel 20% dei casi in Italia.  Il vero problema è che manca un piano nazionale di sorveglianza delle varianti. Se una variante emerge in qualche posto c'è solo una cosa da fare: non la zona rossa come quella di ora ma una zona rossa come era quella di Codogno. Per impedire che si diffonda non ci sono alternative". Segue questa linea anche il direttore di Malattie infettive presso l'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli: "Le nuove varianti portano sicuramente più infezioni e più problemi. E purtroppo la conclusione non puo' che essere la soluzione paventata dal prof. Ricciardi. Mi preoccupano molto le nuove varianti sono gia' arrivate in Italia e hanno una capacita' di diffusione maggiore della variante principale che imperversava fino adesso nel nostro Paese".

Niente sci

Intanto è arrivata nella serata di domenica la decisione di non riaprire gli impianti di sci fino al 5 marzo. Una scelta che ha generato numerosissime polemiche da parte dei gestori degli impianti e delle attività dell'indotto. A poche ore da quella che doveva essere la rispertura infatti molti avevano già venduto skipass online e accettato prenotazioni per alberghi, ristoranti e baite. Un duro colpo per il settore.