Lunedì 22 Aprile 2024

Linea dura per fermare i nuovi focolai. I sindaci: "Sì al Tso per chi rifiuta le cure"

Il ministero della Salute studia l’ipotesi di ampliare i trattamenti sanitari obbligatori per i positivi al Covid. Decaro, presidente dell’Anci: "Basta correre rischi, chi è malato e non collabora con le autorità deve essere ricoverato"

Antonio Decaro, presidente dell'Anci (Ansa)

Antonio Decaro, presidente dell'Anci (Ansa)

"I trattamenti sanitari obbligatori (Tso) possono essere uno strumento molto utile, in casi estremi e ben definiti, per tenere sotto controllo l’epidemia, isolando i possibili diffusori del Covid 19 che violino le norme di quarantena". Così Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani.

Decaro, voi sindaci avete la competenza primaria sui Tso.

"E non ci sottraiamo certo. I trattamenti sanitari obbligatori sono competenza dei sindaci sulla base di una legge del 1978. Su richiesta dei sanitari si fa un Tso e, trattandosi di una restrizione della libertà personale, questo poi viene giustamente vagliato dal magistrato. Ora, in sede di conversione del decreto Cura Italia, il Parlamento ha inserito una norma – articolo 1, comma 2, lettera E – che affida a noi dal 22 maggio il potere di ordinanza in materia di quarantena. Quindi per chi viola la misura, il sindaco, su richiesta dell Asl o magari degli organi di polizia che riscontrano la trasgressione, può disporre il Tso".

Come sta funzionando?

"Senza problemi. All’inizio abbiamo fatto la scelta di cedere i poteri di ordinanza sanitaria locale in materia di Coronavirus per evitare che ogni sindaco gestisse in autonomia l’epidemia quando invece serviva un’unica cabina di regia. Ora, il potere di ordinanza tornerà a noi a fine luglio. Ma è giusto che nella seconda fase, per aiutare a controllare i focolai, ci sia stato dato intanto il potere di disporre velocemente un Tso".

È favorevole ad un allargamento della competenza anche ai casi di rifiuto delle cure?

"Sarebbe opportuno e utile poter obbligare al trattamento chi è positivo con sintomi ma rifiuta di collaborare. Se è trattabile a casa sua, va bene, altrimenti deve essere assistito in una struttura sanitaria. Ma che si curi e stia in quarantena è fondamentale per mettere sotto controllo i focolai. Sul come, valuti il governo".

Lei l’ha mai usato il Tso per l’emergenza Covid19?

"No. Su segnalazione dei miei servizi di prevenzione ho parlato con una persona che non rispettava la quarantena e l’ho convinta ad accettare la sistemazione in un albergo sanitario. In quel caso è bastato parlarci, in altri può servire un Tso".

La Toscana ha appena varato una ordinanza per utilizzare gli alberghi sanitari per soggetti in quarantena che hanno una situazione abitativa che non garantisca il distanziamento sociale.

"So che in alcune regioni, ad esempio la Lombardia, è una scelta che è stata fatta dall’inizio. È uno strumento che può essere molto utile, il modo migliore per isolare positivi asintomatici che vivono in condizioni di promiscuità".