Liliana Segre, gli hater e l’assedio di Chef Rubio: "Tace sui crimini d’Israele"

Minacce e antisemitismo, il cuoco tv è tra le 24 persone segnalate dalla senatrice. E lui rilancia: pulizia etnica nelle colonie contro i palestinesi, i silenzi sono odio

Milano -  Gabriele Rubini non lascia. Anzi raddoppia. "Chiedere a #LilianaSegre di denunciare i crimini della colonia d’insediamento israeliana e dell’esercito nazista che da 74 anni porta avanti la pulizia etnica del popolo nativo palestinese (semita) sarebbe incitare all’odio? I silenzi di parte sono odio, non chi resiste": il tweet è di ieri mattina, due dita in segno di vittoria e la bandiera della Palestina. Così il trentanovenne di Frascati, che il pubblico televisivo conosce come chef Rubio nei programmi "Unti e Bisunti" e "Camionisti in trattoria", ha reagito alla notizia, anticipata dal Giorno , che c’è pure il suo nome nella denuncia presentata dalla senatrice a vita ai carabinieri del Comando provinciale di Milano per i messaggi di "odio di natura diffamatoria, spesso di carattere antisemita e contenenti auguri di morte", ricevuti negli ultimi mesi sui social.

Nella querela che la testimone della Shoah, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, ha depositato, assistita dall’avvocato Vincenzo Saponara, ai militari della Sezione indagini telematiche del Reparto Operativo Nucleo Investigativo di via Moscova, si fa riferimento a post scritti da 24 persone che in grandissima parte si sono nascoste dietro nomi inventati per pubblicare le loro invettive. Ora toccherà agli specialisti dell’Arma, coordinati dal colonnello Antonio Coppola e dal tenente colonnello Fabio Rufino, rintracciarli: un lavoro lungo e certosino, d’intesa con la Procura, per arrivare alla compiuta identificazione di tutti i presunti hater citati. L’unico già noto è Rubini, che ad aprile, su Twitter, attaccò Segre definendo "vergognoso" il "silenzio sistematico" su quella che bollava come "pulizia etnica" contro i palestinesi in Israele. Più di recente, chef Rubio se l’è presa nuovamente con la novantaduenne, che in quell’occasione aveva risposto "io mi avvio alla quinta dose" a chi le aveva chiesto un parere (anche da testimonial della prima ora di Regione Lombardia per la campagna di immunizzazione contro il Covid) sulla riammissione dei medici no-vax in corsia. Manco a dirlo, l’attenzione del trentanovenne si era concentrata ancora una volta sul conflitto tra israeliani e palestinesi.

Suo malgrado , la senatrice a vita è da tempo bersagliata dagli odiatori seriali, tanto che nel novembre del 2019 il prefetto Renato Saccone ha disposto per lei il servizio di tutela. Quella appena iniziata non è la prima inchiesta sui suoi hater : già nel febbraio 2021 la Procura di Milano aveva denunciato per discriminazione con l’aggravante dell’odio razziale un ex operaio tessile settantottenne di Prato e un ex fornaio quarantacinquenne del Viterbese, che avevano vomitato tutto il loro livore sui social nel giorno in cui la senatrice a vita aveva ricevuto la prima dose di vaccino anti-coronarivus. "Liliana Segre ha denunciato chi l’ha insultata sui social. E ha fatto benissimo. Come ha fatto benissimo Giorgia Meloni a denunciare chi minacciava sua figlia. Sui social è giusto criticare. Ma basta con insulti, minacce, offese. Punire chi diffama è una questione di civiltà", ha commentato il leader di Italia Viva Matteo Renzi. "A chi la attacca consiglio di ascoltarla: c’è solo da imparare", ha aggiunto la presidente di Azione Mara Carfagna. "Ha fatto bene Liliana Segre a denunciare tale chef Rubio", il post del consigliere milanese del Pd Daniele Nahum.