Trieste, caso Liliana Resinovich. Il marito Sebastiano Visintin: "Quello è il suo corpo"

Identificato il cadavere ritrovato in un parco nella città giuliana: è quello dell'ex dipendente della Regione

Liliana Resinovich in una foto tratta dal suo profilo Facebook

Liliana Resinovich in una foto tratta dal suo profilo Facebook

Appartengono a Liliana Resinovich i resti trovati mercoledì scorso, il 5 gennaio, in due sacchi neri in un'area boschiva del parco dell'ex ospedale psichiatrico San Giovanni di Trieste. A riconoscere il cadavere della donna, 62 anni, scomparsa il 14 dicembre scorso, è stato il marito Sebastiano Visintin, al quale nella questura del capoluogo giuliano sono state mostrate alcune fotografie della salma. L'identificazione formale, quindi, è arrivata, anche se c'erano pochi dubbi al riguardo, dopo che nelle vicinanze del corpo era stato recuperato un paio di occhiali uguale a quelli portati da Liliana.  

I misteri ancora da svelare

Resta, invece, il mistero sulle cause del decesso della donna, ex dipendente della Regione Friuli Venezia Giulia, così come sulle ragioni della scomparsa e sul perché il corpo sia stato trovato in mezzo alla vegetazione, rannicchiato in posizione fetale e coperto con due sacchi neri. Ieri il marito, apparso provato dopo il riconoscimento, ha comunque rilasciato alcune dichiarazioni al programma Ore 14 su Raidue.  "Mi hanno fatto vedere le foto, avrei voluto farle una carezza, ma avevo solo le foto. Ho riconosciuto Lilly, il suo orologio rosa che le avevo regalato, anche il suo giubbotto", ha detto Visintin, raggiunto da un giornalista della tv di Stato.

L'uomo non sembra ancora darsi alcuna spiegazione dell'accaduto. "Devo capire cosa è successo - ha aggiunto - se qualcuno ha fatto qualcosa o se lei ha ritenuto opportuno andarsene... Non escludo il suicidio. Nelle foto l'ho vista serena, riconoscibile dal suo ciuffo chiaro". "Mi hanno solo chiesto se è lei - ha concluso - la cosa più brutta della mia vita".

Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich
Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich

La questione coltelli

Visintin ha voluto anche giustificare alcuni suoi comportamenti apparsi contraddittori nelle prime battute dell'inchiesta, quando Liliana era ancora "solo" una donna scomparsa. In particolare le "dimenticanze" riguardanti il suo lavoro di arrotino per pescherie e supermercati e il magazzino in cui affila coltelli, per altro di recente passato al setaccio dagli investigatori. "Ho parlato con la Questura, ho chiesto scusa se le prime volte non ho detto le cose giuste, non ritenevo opportuno riferire del lavoro dei coltelli che svolgo per aiutare la famiglia - ha affermato l'uomo - Purtroppo quando ho finito di lavorare con i giornali e sono venuto qui a vivere con lei, ero sulle spalle di Lilly, finché non mi sono ripreso, poi ho fatto qualche lavoretto. Siamo cresciuti insieme. Lilly mi ha aiutato tanto - ha concluso - anche quando è morta mia figlia. Eravamo felici, non so cosa possa essere successo".

Al momento del riconoscimento del cadavere, a quanto si è appreso, Visintin ha incontrato Sergio, il fratello di Liliana. Il quale, per il momento, ha preferito non rilasciare dichiarazioni, volendo attendere gli esiti dell'indagine. Nel fascicolo aperto in procura a Trieste sulla vicenda non è stato ancora iscritto il nome di alcun indagato.